“Da Sapri a Villammare avrei voluto avere cento occhi”, l’arrivo nel Golfo di Werner Rahn

Cinzia Sapienza
Panorama Villammare

“Pierlibero”, pseudonimo col quale tutti conoscevano il giornalista Enzo Pezzati, conobbe durante i suoi anni di prigionia in Germania, durante la seconda guerra mondiale, il tedesco Werner Rahn, autore, grazie alla sua conoscenza, di una commovente lettera dedicata all’amico “prigioniero” e al suo caro Cilento.
Questa lettera, tradotta successivamente da Enzo Pezzati col titolo “Una terrazza sul Golfo”, è uno straordinario esempio di lirismo rivolto alla terra cilentana, ma anche un punto di riflessione sui valori dell’amicizia e della libertà a lui molto cari.

L’autore nativo di Lipsia inizia in essa col raccontare con emozione di quando conobbe Pierlibero a 12 anni, nel lontano 1944, e del buon legame che subito i due strinsero. Il tedesco d’istinto gli confidava ed esponeva le sue angustie relative alla guerra, come quella della tragica morte del padre, che dopo aver combattuto dal 1939 in Polonia e in Francia, alla fine era morto combattendo in Russia. I due insieme piangevano molto, quando, inaspettatamente, il ragazzino venne “ammonito” dallo straniero “dagli occhi azzurri e i capelli biondi”, con un monito quasi “universale”: “Mein lieber, alles geht vorueber!”, ovvero: “Mio caro, tutto passa.”, che gli avrebbe conferito quasi un’aura da saggio. Nonostante la madre di Werner lo avesse poi avvertito più volte del divieto di vedere “l’italiano”, e di dire a qualcuno di averlo visto, questi ormai si sentiva legato da questa persona piena di fascino e che spesso gli parlava del suo paese, della sua “patria perduta”, con un profondo slancio; quindi egli tutte le sere continuava a vedere quel prigioniero, dietro il cancelletto del giardino del forno in cui lavorava, convinto che costui gli avesse aperto le porte alla conoscenza del mondo intero e che fosse un amico da non perdere. Finita poi la guerra, – continua l’autore nella lettera – , un viaggio in Italia sarebbe stato quindi il suo massimo desiderio da realizzare, sicché con la moglie decise di andare alla volta di Roma in seguito alla caduta del Muro di Berlino.

E ad attenderli all’aeroporto di Roma comparve proprio l’amato amico italiano, che li condusse con sé giù nel Cilento, e in particolare a Villammare. “Da Sapri a Villammare avrei voluto avere cento occhi”: così il tedesco Werner descrive nella lettera l’arrivo nel Golfo, e in particolare nella sua descrizione accurata del Cilento si sofferma sul villaggio “Le Ginestre” di Villammare, per lui un’amena “terrazza sul Golfo”. Ammaliato da strapiombi vertiginosi, da acque limpide mai viste e vigneti di ulivi secolari, cactus, gelsomini, palme gigantesche, il tedesco pareva, nel Cilento, essere letteralmente approdato in un paradiso; ma non era solo questo ad incantarlo: l’umanità, la cordialità e l’ospitalità omerica della gente cilentana erano ciò che più lo emozionava, di tutti e cinque i viaggi che aveva fatto in Italia. La lettera in omaggio a Pierlibero, infine, non può che concludersi con un confessato sogno dell’autore di essere onorato della cittadinanza di qualche paesino cilentano, tanto era l’amore che il suo amico “prigioniero” era riuscito a infondergli per questa terra. Werner, infine, aveva pienamente assorbito la calma e la bonarietà racchiuse in quel “Tutto passa”, ma soprattutto il valore dell’amicizia, ogni oltre barriera sociale.

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