Linee ferroviarie dismesse: da aree degradate ad opportunità

Luisa Monaco

Nel Cilento e Vallo di Diano ferrovie dismesse e stazioni nel degrado. Potrebbero trovare nuova vita grazie ad un progetto di Legambiente e Legacoop

In Italia sono oltre 1.600 i chilometri di linee ferroviarie dismesse e altri 1.300 dove il servizio è sospeso. Un patrimonio enorme, che può essere sottratto a un destino di abbandono e degrado attraverso un progetto strategico per la mobilità dolce, il turismo sostenibile e la produzione culturale. È l’essenza del piano che Legacoop e Legambiente hanno intenzione di mettere in atto. Le cooperative di comunità aderenti sono attualmente 40, oltre 1500 soci in 12 regioni: Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Puglia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria e Veneto.

Il progetto è indirizzato in particolare alle aree interne e disagiate, le città e i piccoli centri dal potenziale turistico inesplorato. La sfida maggiore riguarda le zone abbandonate dai più giovani. L’offerta occupazionale scadente è uno dei motivi principali delle numerose partenze. Gli anziani hanno invece pochi servizi a disposizione.

Diverse le idee per restituire dignità a questi luoghi, partendo dalle linee ferroviarie. Esempio in tal senso lo scalo di Potenza: prima green station d’Italia. Qui si svolgono laboratori di riciclo, sono stati realizzati spazi espositivi per la vendita di prodotti biologici a chilometro zero, sfusi, non imballati e del commercio equo e solidale. È un programma di Legambiente Basilicata, assegnataria dell’immobile da Rete ferroviaria italiana (Rfi) nell’ambito dell’accordo nazionale “Green Station”.

Quello di Potenza è soltanto un esempio: il potenziale di crescita per il nostro paese è enorme. In base ad un’analisi comparata con la Gran Bretagna emerge che, sugli 800 km di tratte italiane, gestite grazie al lavoro di Fondazione FS, si calcola un introito stimato intorno ai 2 milioni di euro, con un incremento annuo del 60%. Sugli 850 km del Regno Unito si registrano 7,7 milioni di visitatori per un fatturato diretto di 139 milioni e uno indiretto di 350 milioni di euro, oltre duemila dipendenti e quasi ventimila volontari coinvolti.

Le opportunità sono molte, anche per il Cilento e il Vallo di Diano. In quest’ultimo caso esiste una ferrovia, la Sicignano-Lagonegro, inattiva da anni. Un comitato da tempo si batte per la sua riapertura ma fin ora, nonostante le promesse e le rassicurazioni della politica, i risultati concreti non sono arrivati. Intanto gran parte delle vecchie stazioni si trovano in condizioni di degrado.

Lo stesso discorso vale per il Cilento. La tratta Tirrenica Meridionale è disseminata di stazioni chiuse: Albanella, Ogliastro Cilento, Torchiara, Rutino, Velia, Casal Velino, Caprioli, Vibonati. In alcuni casi sono state anche fatte richieste da parte di associazioni o private per ottenerle in comodato chiuso. Se il progetto di Legacoop e Legambiente andasse avanti potrebbero avere una nuova vita-

“Alle opportunità esistenti – sottolinea Rossella Muroni, presidente nazionale Legambiente- e ai problemi da affrontare e risolvere fa da sfondo l’idea di sviluppare una nuova modalità d’impresa, capace di creare lavoro, servizi e valori condivisi. Un’idea di “sussidiarietà circolare” tra soggetti diversi, nelle sinergie tra volontariato e cooperazione, imprese socialmente responsabili e amministrazioni locali. In sintesi, in quell’economia civile che può essere un orizzonte desiderabile per uscire, insieme, dalla crisi”.

L’impegno del Governo si muove verso questa direzione. Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle Attività Culturali, ha promosso il 2016 come l’Anno dei Cammini. Ha annunciato la pubblicazione di un Atlante contenente l’offerta italiana. La legge di Stabilità del 2016 prevede 91 milioni di euro per la realizzazione di piste ciclabili.Segnali concreti di attenzione arrivano anche dal Parlamento. Diversi disegni di legge, in discussione alla Camera, prevedono: norme per le ferrovie turistiche e il sostegno ai nuovi servizi; il vincolo per i sedimi e regolamenti snelli per l’esercizio di ferrovie a bassa velocità; la diffusione della ciclabilità sia in ambito urbano che extraurbano; norme ad hoc per la mobilità dolce, le ferrovie abbandonate, i cammini e le greenways.

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