Tassi usurai applicati dalla Banca del Cilento? ‘Nella prossima udienza si farà chiarezza’

Redazione Infocilento

Dalla Banca smentiscono la colpevolezza dei propri funzionari. Chiesto rito abbreviato perché le prove non abbisognano di verifica dibattimentale

VALLO DELLA LUCANIA. Dalla Banca del Cilento, di Sassano e del Vallo di Diano e della Lucania respingono le accuse di usura e chiariscono che i propri funzionari non si sono mai dichiarati colpevoli. “Nel caso specifico -conferma Franco Castiello, presidente della Banca – non c’è stata nessuna richiesta di patteggiamento né alcuna ammissione di colpevolezza. C’è stato anzi l’esatto opposto: la richiesta del rito abbreviato in quanto le prove acquisite al processo non abbisognano, per la loro adamantina evidenza, di verifica dibattimentale”. Il presidente Castiello non ha dubbi, e si dice convinto che il processo è già pronto per concludersi, con la piena assoluzione degli imputati. “Questo il motivo per il quale si è ritenuta inutile la verifica dibattimentale, e si è chiesto il rito abbreviato: affinché si decida subito ponendo fine una volta per tutte a questa ridda di notizie false”.
Entrando nel merito della vicenda processuale, Castiello evidenzia di non essere meravigliato più di tanto quello che sta accadendo: “In un periodo di acuta crisi economica che purtroppo non accenna a risolversi -sottolinea- ed in presenza di un inevitabile contraccolpo nel settore delle piccole e medie imprese, accade spesso che l’impresa in difficoltà utilizzi l’ipotesi “usura” come espediente per cercare di sottrarsi al peso del debito bancario. In questo contesto si inserisce anche questa iniziativa, della quale siamo certissimi che la prossima udienza in programma ad ottobre farà chiarezza e giustizia. Il rito abbreviato, proprio su richiesta dei dipendenti indebitamente incolpati, porrà fine a questo colossale equivoco, che nasce proprio quelle iniziative pretestuose diffuse in tutta Italia e figlie anche di questo difficile momento storico”.
Sulla stessa linea il Direttore Generale Ciro Solimeno, che evidenzia come l’Istituto di Credito di Vallo della Lucania da anni utilizzi un software “taglia-tassi” o “taglia usura” proprio per evitare ogni tipo di errore. “È una garanzia in più -spiega- che il nostro sistema operativo ci mette a disposizione: consiste nel valutare le capitalizzazioni prima che vengano rese pubbliche e addebitate, verificando se effettivamente in qualche caso per un errore di qualche tipo possa essere stata superata la cosiddetta “soglia usura”. È una procedura informatica che noi utilizziamo a tappeto da 15 anni, tanto è vero che il nostro Istituto di Credito non è mai stato tirato in ballo per abusi di questo tipo”.
Solimeno ricorda che i fatti risalgono ad un periodo compreso tra il 2006 e il 2010, e considera inspiegabile l’assenza, di fronte alle due perizie di parte prodotte dalla presunta parte offesa e dalla difesa, di una terza imparziale perizia prodotta d’Ufficio. “Di fronte a queste macroscopiche anomalie, oltre che alla procedura “taglia-tassi” da noi applicata -chiarisce- è evidente che bene ha fatto l’avvocato Maldonato a consigliare di andare direttamente al rito abbreviato, perché davvero non c’è nulla che possa essere addebitato ai colleghi”.
C’è poi il danno procurato all’immagine della Banca da testate giornalistiche che hanno pubblicato notizie false. Solimeno annuncia che il Consiglio di Amministrazione su questo aspetto ha preso una posizione netta e decisa, ed i responsabili di titoli e locandine riportanti notizie false, diffuse nei giorni scorsi, saranno perseguiti nei termini di legge, con querele affidate allo stesso avvocato Maldonato.

“I presunti tassi usurai -chiarisce quest’ultimo- se fossero stati applicati avrebbero trovato immediata correzione in un software applicativo di cui l’Istituto Bancario si era provvidamente dotato, e sarebbero stati immediatamente rettificati. Quindi se i limiti soglia fossero stati valicati, avrebbero incontrato nel sistema operativo immediata indicizzazione e automatica correzione. Tutto ciò -conclude- non può che confermare la buona fede degli imputati, che ha sempre caratterizzato il loro operato: non solo in riferimento ai doveri nei confronti del loro istituto di appartenenza, ma anche ai doveri di lealtà e correttezza nei confronti della clientela”.

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