9 settembre 1943: Operazione Avalanche…io c’ero !!!

Ernesto Apicella
Operazione Avalanche

 

Testimonianze dirette sulla notte dello sbarco.

9 Settembre 1943, un tragico risveglio!!! Gli agropolesi furono svegliati all’improvviso da migliaia di bordate di proiettili che sibilavano nel cielo ed esplodevano nelle zone limitrofe. Le case tremavano scosse da devastanti esplosioni. Mentre nella testa rimbombavano, sinistramente, le stridenti raffiche di mitragliatrici. Sembrava di essere nel bel mezzo di una battaglia. Ma cosa stava succedendo si chiedevano atterriti? La guerra era finita!!! L’aveva annunciato l’8 settembre alle ore 19:42 attraverso i microfoni della EAIR, il Capo di Governo Pietro Badoglio, Maresciallo d’Italia, comunicando agli italiani l’armistizio con le truppe Anglo-Americane. Ma la paura era tanta, per cui gli agropolesi corsero a nascondersi, nel buio della notte rischiarato dai lampi delle numerose esplosioni, tra mille insidie e con il cuore in gola, nei rifugi sulle colline circostanti. Per fortuna le cannonate, provenienti dal mare, si abbattevano sulle spiagge di Paestum, dove imperversava la battaglia. I più indomiti uscirono allo scoperto e scoprirono uno spettacolo indimenticabile ed irripetibile. Centinaia di navi da guerra saturavano il golfo di Salerno. Le forze Anglo-Americane avevano dato inizio a “Operazione Avalanche”, più conosciuta come lo “Sbarco di Salerno”, che prevedeva lo sbarco e l’occupazione militare delle spiagge del golfo di Salerno, nonché l’avanzata verso Roma. La guerra, a pochi metri da casa, aveva portato improvvisamente angoscia, paura, dubbi, incertezze.

Ad Agropoli era presente una compagnia tedesca del 79° Reggimento Granatieri Panzer, comandata dal Colonnello Von Doering. L’esercito tedesco, prima dello sbarco, non aveva creato problemi, né all’esercito italiano presente in loco, né agli agropolesi. La notte dello sbarco, il Colonnello Von Doering si rese subito conto che bisognava rafforzare le linee difensive di Albanella, di Capaccio e di Ogliastro. Le truppe tedesche si ritirarono da una Agropoli deserta e spettrale, non prima di aver fatto esplodere un ponticello nella marina e il ponte di ferro sul fiume Testene. 

Vi propongo due testimonianze dirette: la prima riguarda lo sbarco visto da Agropoli attraverso la testimonianza del giornalista Michele Rinella. L’articolo fu pubblicato, il 9 settembre 1952, da IL ROMA” Edizione Salernitana;

la seconda, riportata dal Dott. Antonio Mollo nel suo libro “Una storia…vera” E.A.Editore 2007, propone gli attimi di terrore vissuti a Cicerale Cilento e dintorni.

Da una corazzata partì verso di noi una cannonataMichele Rinella (Agropoli)

Or fanno nove anni, centinaia di navi d’ogni tipo e forma invasero il nostro specchio di mare fra Agropoli e Paestum per lo sbarco delle truppe alleate. Fu uno spettacolo immenso, per chi l’osservava dalle mura menate o dalle torri del nostro castello, di potenza, ma anche di morte. I mezzi anfibi trasportavano i soldati dalle navi alla riva sulla quale, dai monti di Capaccio, giungevano le raffiche dell’artiglieria tedesca. Occultati da una siepe e sotto il pino della Licina tre soldati tedeschi manovravano un cannone contro le zattere e i mezzi anfibi di sbarco americani. I colpi partivano sicuri del loro mortale effetto. Infatti, ad ogni colpo zattere ed anfibi, trasportanti truppe alleate, andavano a fondo. Noi assistevamo, con binocoli, dall’alto, ai tragici capitomboli di quei gruppi di giovani vite. Da una corazzata partì verso di noi una cannonata. Il sibilo del proiettile, passante sui nostri capi, spezzò il nostro incantesimo. Uno scoppio vicino e una rovina. Il nostro ponte di ferro, squarciato, divelto, era caduto nel Testene del quale in molti anni aveva frenato gli impeti e i capricci. Addio ponte di ferro! Un altro colpo cadde in mare, il terzo colpì in pieno la disperata pattuglia d’artiglieria tedesca. I popolani vicini raccontano che il superstite, dopo aver data sepoltura, sotto il pino, a un compagno, piantandovi un segno di croce, si caricò sulle spalle l’altro compagno ferito gravemente e fuggì sperdendosi nella campagna”. 

Quella notte non andammo a lettoAntonio Mollo (Cicerale Cilento).

Quella notte la trascorremmo nella strada, con il naso all’insù guardando gli aerei che, sempre più bassi, non ci davano tregua.

I colpi di cannone, sempre più frequenti, molti proiettili passavano, sibilando, sopra le nostre teste.

Il giorno 9, poco prima dell’alba, qualcuno portò la notizia, ascoltata da Radio Londra, che gli americani erano sbarcati a Paestum.

Per cui, io, Peppino Mollo, Pasqualino e Tanino Pico, Giorgio Cafasso, Ennio e Pinuccio Fiorillo, Ninno Rizzo, capeggiati dall’Ing. Sandrinelli (padre della nostra insegnante elementare), decidemmo di andare sulla collina di San Leo (700 mt. s.l.m.), per vedere quello che era accaduto, nella pianura di Paestum, la notte precedente. Salivamo, in fila indiana, il sentiero che porta in cima alla collina.

Essendo tutti in manica di camicia, eravamo molto visibili agli aerei che volteggiavano sulle nostre teste, tanto che quando si dirigevano sulla cima della collina, si abbassavano e viravano, quasi per farci capire che ci avevano avvistato.

Quanto eravamo incoscienti!!!

Gli aerei erano quelli a due fusoliere, i famosi LIGHTNING.

Arrivati in cima, ai nostri occhi si parò uno spettacolo che nessuno aveva mai visto. Centinaia di navi, di ogni tipo e dimensione, occupavano tutto il mare da Paestum a Salerno, e fino all’orizzonte. Vedemmo le imbarcazioni veloci fare la spola tra le grosse navi da carico e la spiaggia sbarcando soldati e mezzi. All’orizzonte si intravedevano le navi da battaglia: portaerei, corazzate, incrociatori ed altre. Ogni tanto i proiettili sparati dai cannoni tedeschi, arrivavano sul bagnasciuga, sollevando colonne d’acqua. Ad intervalli regolari, dalle navi da battaglia, partivano bordate. I proiettili colpivano, con estrema precisione, a diecine di chilometri di distanza, strade e ponti, anche piccoli. Da fonte ufficiale si apprese che la flotta da sbarco era costituita da 450 navi, da battaglia e da trasporto.

Verso mezzogiorno rientrammo a Cicerale. Tutti sapevano dello sbarco degli alleati. In paese si vivevano ore di angoscia. Il giorno lo trascorremmo guardando i frequenti duelli aerei tra americani e tedeschi. Spesso qualche proiettile, di grosso calibro, passava sibilando sulle nostre teste. Rivedo ancora la figura minuta di mamma che, tutta tremante ed impaurita, si reggeva a qualche alberello nell’orto.

I LIGHTNING, per poter stare più tempo in volo, usavano serbatoi supplementari, che sganciavano quando erano vuoti. Fu nel pomeriggio del giorno 9 che vedemmo un grosso oggetto di una forma strana, che precipitava, provocando un rumore assordante. Individuato il luogo dov’era caduto, accorremmo per vedere cosa fosse.

Era un grande e capace serbatoio metallico, a forma di otre, nel cui fondo c’era ancora carburante. Questo serbatoio era caduto su di una aia sulla quale erano stati sistemati i fichi a seccare. Li distrusse tutti”. 

Quella notte e nei giorni successivi alcuni paesi del Cilento furono devastati dalle bombe anglo-americane. Altavilla, Roccadaspide, Sapri ed altri alzarono struggenti grida di paura, di morte, di dolore

Il 10 settembre, il 3° battaglione della 36a fanteria comandata dal Generale Fred L.Walker occupò, senza sparare, Agropoli. Il 12 settembre il Tenente Colonnello Andrew F. Price ricevette una calorosa accoglienza dagli agropolesi con a capo il Podestà Aniello Scotti e il Maggiore Ferrari Donizio, comandante italiano del 162° battaglione di fanteria della 222a divisione costiera. 

Agropoli divenne la prima sede in Italia del Governo Militare Alleato dei Territori Occupati (AMGOT ) e gli uffici furono ubicati nel Municipio, in via Filippo Patella. La sede del Quartiere Generale della Quinta Armata fu allestita nella villa della famiglia Pecora. La Villa del Marchese Francesco de Stefano fu scelta come dimora per gli ufficiali americani. Dopo qualche settimana ad Agropoli si iniziarono a stampare, presso la Tipografia Guariglia, le AM Lire ovvero Allied Military Currency, moneta ufficiale utilizzata nei territori italiani occupati dalle forze Anglo-Americane. Dal 1946 cessarono di essere moneta di occupazione e si usarono insieme alle banconote normali, sino al 3 giugno 1950.

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