‘Restare in Cilento’: se n’è discusso nell’ambito del Festival della Dieta Mediterranea

Carmen Lucia

Nell’ambito del Festival della Dieta Mediterranea, il 28 Agosto, si è tenuto a Pioppi, l’incontro “Restare in Cilento. Progetti, idee, esperienze a confronto”. Nel suggestivo scenario del Palazzo Vinciprova, restaurato di recente, il Direttore del Museo Vivo del Mare, Valerio Calabrese, ha incontrato il Direttore del Parco archeologico di Paestum, Gabriel zuchtriegel, Alfonso Andria, il sindaco di Pioppi, Stefano Pisani e Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania.

L’incontro particolarmente significativo, sia per la scelta degli ospiti, sia per i temi proposti, si è ispirato al motivo della “restanza”, derivato dall’etimo francese “restance” e sviluppato dal filosofo francese J. Derrida, che lo declina come “la capacità di difendere e valorizzare ciò che resta del passato e dei modelli tradizionali”. Il dibattito intorno a questo tema ha permesso, non solo ai relatori, ma anche ai giovani imprenditori invitati a partecipare, di dialogare su un complesso intreccio di fattori e aspetti: dal turismo alla tutela del patrimonio archeologico, dai nuovi modelli di autonomie dei musei agli investimenti economici dai temi ambientali alle infrastrutture turistiche, dall’antropologia alla geopolitica.Come spiega l’etnologo Vito Teti, nel binomio “erranza/restanza” che connota la storia dell’emigrazione meridionale e non solo, non meno incisiva e fondamentale rispetto all’esperienza del viaggio e della scoperta dell’altro può essere proprio la “restanza”, intesa come capacità di sondare e valorizzare le radici della propria terra, attraverso una nuova “etica”, che si ispiri all’amore e al rispetto della cultura, delle tradizioni che legano “chi resta” al territorio di appartenenza. Al territorio si lega poi il concetto di responsabilità che riteniamo sia stata la parola-chiave di tutto il dibattito animato dal Direttore Calabrese. Responsabilità verso la qualità del territorio, l’ambiente, gli spazi urbanistici, i piccoli e grandi attrattori culturali come Elea e Paestum. L’immenso patrimonio culturale del Cilento può e deve essere valorizzato proprio con questi approcci metodologici, che consentono di attraversare settori spesso irrelati, non legati in un sistema. E, cosa ancora più importante, soprattutto il nostro territorio può e deve essere valorizzato proprio favorendo un dialogo (nel senso etimologico del termine di dia- leghein) in cui gli interlocutori privilegiati siano, come in questo caso, soprattutto le giovani generazioni.

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