Una storia d’Amore lunga 82 anni: Giuseppe Liuccio e il Cilento

Emma Mutalipassi
Giuseppe Liuccio

Pubblicata una nuova raccolta di poesie in vernacolo cilentano, Ienestre, cerasa e vasi.

In occasione dei suoi 82 anni lo scrittore Giuseppe Liuccio, lo scorso primo maggio ha festeggiato anche l’uscita della sua ultima raccolta di poesie in vernacolo cilentano, Ienestre, cerasa e vasi a cura della casa editrice Galzerano Editore che ha curato gran parte della produzione dell’autore a partire dalla famosa raccolta “Chesta è la Terra mia”. Il noto scrittore, poeta e giornalista di origine cilentana ha ancora una volta manifestato nella sua più profonda espressione tutto l’amore per la sua Terra, il Cilento, cantata in tutte le sue sfumature. Giuseppe Liuccio è un grande conoscitore del territorio cilentano nell’aspetto più intimo dell’anima che lo abita, ne conosce gli aspetti fisici, storici e culturali più nascosti e veraci, ne conosce l’essenza nuda e cruda, la memoria più segreta ed i sentimenti più intimi. In tutti i suoi scritti è possibile leggere la storia del Cilento che si riflette in uno specchio autobiografico ed anche in questa occasione il racconto della memoria personale è ritratto da scorci, profumi e colori di una terra d’Amore, egli stesso dichiara nella prefazione intitolata “Il lunario della Memoria” : “Ho, quindi, buone e corpose ragioni per esaltare e sacralizzare la Memoria/Mnemosine. Lo faccio soprattutto in questa mia ultima, spero solo in ordine di tempo, raccolta di poesie che, come indica, inequivocabilmente, il titolo Ienestre, cerasa e vasi, privilegiando la rasposa sonorità del mio vernacolo cilentano. Esprimono stati d’animo: desideri, speranze, illusioni e delusioni, gioie e dolori che registrato i miei ultimi «due lunari» di cuore e di anima. Ho calendarizzato primavere, estati, autunni ed inverni del 2014 e del 2015, collegandoli all’evoluzione delle stagioni, con l’alternarsi di fiori e frutti, ma anche dei singoli giorni con le albe luminose di sole e i tramonti di dolce malinconia, quando, tanto per dirla con Dante, «l’ora che volge al desio… intenerisce il core» e rievoca lacerazioni da distacco.” Grazie all’opera dello scrittore Giuseppe Liuccio la memoria del Cilento avrà vita eterna nella sua più autentica espressione, il canto del poeta rimarrà impresso negli stati d’animo che si rifletteranno nell’alternarsi dei colori di tutte le stagioni che attraverseranno questa terra.

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