Ieri presso il Tribunale dei Vallo della Lucania l’udienza durata ben dodici ore. Prossimo appuntamento il 27 maggio.
Si è celebrata ieri nell’aula Falcone-Borsellino del Palazzo di Giustizia di Vallo della Lucania, la seconda maxi udienza relativa al processo dei quattro sub morti nella Grotta degli Occhi di Palinuro. A processo gli istruttori e il gestore del diving che organizzò l’immersione nel giugno del 2012 durante la quale morirono quattro sub nelle acque di Palinuro. Il gup del Tribunale di Vallo della Lucania, dopo circa due anni di indagini preliminari, dispose il rinvio a giudizio per omicidio plurimo colposo di Roberto Navarra, gestore del diving, e degli istruttori romani Marco Sebastiani, Stefano D’Avack e Annalisa Lupini.
Nell’immersione, morirono un avvocato romano, Andrea Pedroni, la guida Douglas Rizzo e due turisti, Susy Cavaccini – salernitana trapiantata a Roma – e Panaiotis Telios. I quattro rimasero intrappolati nella «Grotta degli occhi», perdendo l’orientamento a causa del sollevamento di fango all’interno della cavità e morendo asfissiati.
L’udienza di ieri è durata dodici ore. E’ iniziata alle nove del mattino e terminata alle nove di sera. Sono stati ascoltati due Ufficiali di polizia giudiziaria: Dott. Carlo Zelinotti del Nucleo Sommozzatori che ha coordinato i rilievi fatti all’interno della Grotta degli Occhi e Dott. Angelo Pistorio del Nucleo Speciale di Intervento del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera di Roma.
Zelinotti e Pistorio sono stati per primi escussi dal Pubblico Ministerio, poi il Giudice Dott. Lombardo ha passato la parola ai difensori di parte civile e poi ai difensori degli imputati.
Durante l’udienza è emerso che i quattro sub neofiti, dotati di un brevetto di primo livello Open Water Dive, non avrebbe potuto sostenere affatto quel tipo di immersione e pertanto non sarebbero mai stati dovuti essere in quella grotta.
Pistorio, in particolare, ha spiegato che la “Grotta degli Occhi” è un ibrido tra caverna e grotta marina, esplicandone la differenza, ovvero che questa dispone di una cavità parzialmente illuminata definibile come “caverna” ed una parte totalmente buia (il ramo infangato nel quale vennero recuperati i cadaveri dei sub) definibile come grotta. Sia la caverna che la grotta, per essere esplorate, necessitano preparazioni ed attrezzature particolari : un brevetto “cave” o un brevetto “cavern”, neanche un brevetto “advanced” (superiore al brevetto “open”) può essere idoneo alla immersione del caso di specie.
Sono stati altresì, mostrati i filmati della “Grotta degli Occhi” attraverso un proiettore. E’stato possibile scorgere la presenza del limo all’interno della grotta ed il suo innalzarsi durante la pinneggiata dei sommozzatori. Sono stati, altresì proiettati dei grafici raffiguranti l’iter subacqueo dei sub durante l’immersione: dall’inizio della stessa, fino alla cessazione delle attività motorie delle vittime. E’ emerso, ancora, che i dati di Cavaccini e Telios, fossero sovrapponibili, facendo presumere che i due si siano presi per mano durante i minuti che hanno preceduto il loro decesso, forse per trovare insieme una via di uscita dalla grotta.
In aula, presente per la famiglia del giovanissimo Telios, l’Avv. Benedetta Sirignano, la quale all’esito dell’udienza ha affermato: “lo spaccato evolutivo dei dati emersi oggi, evidenzia la natura di questo incidente come un sinistro ove non c’è fatalità, bensì una connessione di azioni ed omissioni che sommate tra loro hanno determinato i fatti oggetto di causa”.
Fissata la prossima maxi udienza al prossimo 27 maggio per l’escussione di altri testi della Procura.