Centrale a biomasse a Capaccio: il punto

Redazione Infocilento

La situazione sulla centrale a biomasse di Capaccio. Ecco perché rappresentano un rischio.

Le centrali a biomasse rappresentano una minaccia non solo per le famiglie residenti e le comunità locali ma anche per l’economia agricola ed il paesaggio, per l’ambiente ed il turismo nelle aree interessate. Esse rappresentano anche l’imprevedibile rischio dato da una gestione difficilmente controllabile nel tempo, per la necessità di essere alimentate a tutti i costi anche in mancanza di una adeguata quantità di combustibile organico locale. Sono noti casi in cui tali centrali sono alimentate con materiali vari importati dall’estero o anche talvolta si è assistiti alla loro graduale trasformazione in impianti di vero e proprio incenerimento di rifiuti. La costruzione di una centrale a biomasse a Capaccio sembra davvero una decisione scellerata ed irrazionale, perchè sorgerebbe a pochi chilometri dagli scavi archeologici di Paestum, al centro di un’area a completa vocazione agricola, e laddove numerosi sono gli allevamenti di bovini alla base della catena produttiva della rinomata mozzarella di bufala cilentana. Tantopiù che è da ritenersi non certo saggio, né ecologicamente vantaggioso, bruciare biomassa in un’epoca in cui si deve tendere oltre che alla strategia dei “rifiuti zero” anche quella delle “emissioni zero”.
Il paradosso della centrale di Capaccio è stato riportato direttamente dal Sindaco alla Presidenza del Consiglio dei Ministri tramite un esposto che evidenzia come finanche l’Istituto Superiore della Sanità esprima i suoi dubbi sulla realizzazione dell’impianto che protrebbe avere un impatto non calcolabile sulla salute della popolazione. Le numerose criticità del progetto della centrale sono state evidenziate anche dall’Asl di Salerno che esprime un categorico parere negativo alla sua attuazione.
Anche il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo si dichiara contrario all’istallazione di una centrale di quel genere in un’area laddove ai i templi di Paestum, alle spiagge e ai numerosi agriturismi potrebbe fra poco fare da sfondo una colonna di fumo, 24 ore su 24, festivi compresi, generata dalla continua combustione di materia organica. A completare il quadro il fatto che l’ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate ha disposto che l’area, in cui dovrebbe sorgere l’impianto, sia gravata da indisponibilità a favore dell’ente comunale in forza di una lottizzazione abusiva dei terreni a scopo edificatorio. L’ammirevole impegno che senza sosta il Sindaco di Capaccio, Italo Voza, sta portando avanti in questa battaglia trova il consenso e la partecipazione di tutta la popolazione dell’Alto Cilento perchè si possa vincere contro coloro che hanno svenduto, senza scrupoli, la salubrità e la bellezza della natura della propria terra. La Biocogein è un’azienda che ha l’unico scopo di guadagnare producendo energia elettrica che poi rivenderà ai propri utenti di chi sa dove (perchè non ci risulta che ci siano aree nella piana del Sele senza elettricità) a scapito del benessere e della salute della popolazione cilentana, ma paradossalmente anche utilizzando i fondi statali che noi stessi finanziamo pagando in bolletta, sotto la voce A3, gli incentivi allo sviluppo delle rinnovabili. Il sospetto è che interessi privati occulti abbiano avuto la meglio sulla decisione del Consiglio dei Ministri del giorno 8 gennaio u.s. che ha autorizzato la realizzazione della centrale a biomasse a Capaccio, a fronte dei pareri negativi di tutte le autorità preposte chiamate in causa dall’amministrazione comunale e dal Sindaco in primis.
Ma la battaglia… è appena cominciata!

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