Cilento: fobia del terrorismo, a rischio torneo di calcio giovanile

Ernesto Rocco
calcio giovanile
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Le tensioni internazionali e la fobia del terrorismo, mettono a rischio anche la partecipazioni di alcune squadre giovanili ad un torneo di calcio giovanile nel Cilento.

AGROPOLI. Come ogni anno i campi dei comuni dell’alto Cilento, nella settimana di Pasqua, ospitano centinaia di ragazzini delle scuole calcio di tutto il mondo che partecipano al torneo internazionale di calcio giovanile “Città di Agropoli”, organizzato dall’associazione Turisport. Un evento importante nel settore che ogni anno richiama tantissimi osservatori ma soprattutto giovani calciatori con famiglie al seguito e dirigenti delle varie società sportive. Gli organizzatori, però, ogni anno sono costretti a fare i conti con alcune problematiche. In passato problemi burocratici bloccarono squadre provenienti dall’Africa o dall’Est Europa. Più di recente, invece, è stata la crisi economica a bloccare alcune squadre, soprattutto del Nord Italia. Quest’anno invece è la fobia del terrorismo a creare problemi. Alcune squadre, infatti, hanno paura di far viaggiare i bambini. Il timore è diffuso soprattutto tra le società statunitensi. Memphis, ad esempio, dovrebbe arrivare ad Agropoli con una settantina di ragazzi ma se la situazione di tensione che si registra oggi nel mondo non dovesse placarsi potrebbe disdire il viaggio già prenotato.

“Lo sport, in particolare quello giovanile – spiegano gli organizzatori del torneo – ha sempre unito, e speriamo di continuare a farlo, dando la possibilità ai più piccoli di essere amici prima che avversari in campo, lasciando agli adulti i problemi che riguardano i loro paesi”. Il torneo internazionale di Agropoli già in passato ha compiuto “magie”: negli anni ’90 fu una delle prime manifestazioni a mettere insieme giovani statunitensi e ragazzi provenienti dai paesi dell’ex Unione Sovietica. L’augurio è che anche quest’anno riesca a cancellare, almeno per una settimana, tutte le tensioni che si registrano a livello internazionale e che non siano invece le “guerre” degli adulti ad influire sui più piccoli.

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