Era il 23 Novembre 1980…

Giuseppe Conte
Terremoto 1980

Era una “gelida” Domenica d’autunno… era il 23 Novembre 1980…

Alle 19:34 una forte scossa di terremoto squarciò la terra. Duramente colpita la zona di confine tra Campania e Basilicata, con le province di Avellino, Salerno e Potenza. Passerà alla storia come il “terremoto dell’Irpinia”.

Era una “gelida” Domenica d’autunno… era il 23 Novembre 1980….

Per 90 interminabili secondi la terra trema; l’epicentro tra i comuni di Castelnuovo di Conza (Salerno) e Teora e Conza della Campania (Avellino). L’ipocentro, stimato a 30 Km di profondità, fu in grado di scaricare una potenza pari a 6,9 gradi della scala Richter e del X grado della scala Mercalli. Nel pieno dell’Autunno l’aria era insolitamente mite e ben presto quella percezione di “insolito caldo” fece raggelare l’atmosfera.

Diversi comuni gravemente danneggiati, tantissimi sfollati, centinaia di feriti e circa 3000 morti: quasi 500 nel solo comune di Sant’Angelo dei Lombardi e oltre 300 a Laviano. Sant’Angelo divenne il luogo simbolo del terremoto. In un bar del paese si assisteva alla partita: vi trovarono la morte diverse persone tra cui il giovane sindaco dell’epoca. Rovinoso il bilancio a Balvano (Potenza). Nella Chiesa di Sana Maria Assunta si stava celebrano la S. Messa: il crollo causò la morte di 77 persone tra cui 66 fra bambini ed adolescenti. Il paese, balzò alle cronache, per una seconda grande tragedia. Il 3 Marzo del 1944 nella galleria delle Armi il treno 8017 arrestò la sua corsa a causa dell’eccessiva umidità, le ruote slittarono e fecero perdere velocità al convoglio. I gas che si sprigionarono causarono la morte di un numero ancora imprecisato di vittime: si parla di circa 600. Si consumava così la più grande tragedia ferroviaria verificatasi in Italia. E ancora, alcuni centri, come Romagnano al Monte, furono completamente abbandonati e rinacquero lentamente in zone più o meno distanti.

L’Irpinia, l’entroterra lucano e quella parte del salernitano posta ai limiti del territorio sono in ginocchio. La marginalità e la precarietà economica che già caratterizzavano negativamente quelle terre ebbero il colpo di grazia. Dolore e distruzione. Spazzati via secoli di storia: si sgretolarono chiese e castelli.

Uno scenario spaventoso si presentò agli occhi dei soccorritori: paura negli occhi di chi aveva vissuto quei tragici momenti. Una sofferenza costante che non poteva essere risanata. L’intensità del sisma raggiunse anche zone distanti, seminando nuovamente paura e lasciando nelle menti annose ferite che di tanto in tanto ancora riemergono come spine pungenti nella memoria.

In ricordo di un evento, di una drammatica pagina di storia, oggi a 35 anni da quella Domenica d’autunno…

Condividi questo articolo
Exit mobile version