Alla scoperta dei “Vini del tuffatore”

Redazione Infocilento
Vino

I vini di quindici aziende vitivinicole provenienti da Campania, Toscana, Sicilia e Marche, sorseggiati tra i reperti dell’antica Poseidonia: ecco l’evento “Vini del tuffatore”.

CAPACCIO. Sono secoli di storia ma anche di antropologia quelli rappresentati dai siti archeologici importanti come quelli di Paestum, dov’è possibile davvero respirare momenti intensi della nostra cultura. Non è di certo un caso che la prima edizione del “Il vino del tuffatore” si svolga nel museo e parco archeologico di Paestum (svoltasi nei giorni 20 e 21 del mese di novembre); il vino, come i reperti archeologici conservati nel museo rappresentano una porzione della nostra storia molto importante, ma soprattutto nel caso di questa manifestazione è estremamente significativo poter sorseggiare un buon calice di vino mirando e contemplando oggetti caratteristici di un epoca decisamente lontana dalla nostra. Eppure osservando antichi vasi e diversi manufatti della vita quotidiana di quel tempo si ha un senso di “familiarità” a cui non si riesce a rimanere differenti; cambiano materiali e forme ma è lo stesso atto di portare il vino nel nostro palato, riscaldare l’animo e intrecciare rapporti sociali con altre persone che accomuna la nostra epoca con quella precedente. Qualcuno si potrebbe domandare: “Perché scegliere proprio come immagine quella della tomba del tuffatore come riferimento?”. Diversi esperti che sono intervenuti nelle varie conferenze di questa edizione fanno riferimento al momento del simposio descritto nella tomba, quale momento per descrivere l’atto di bere in compagnia contemplando diversi argomenti di natura filosofica. Ieri, nell’antica Grecia, durante il simposio si discuteva del bello e del vero; oggi sicuramente gli argomenti sono cambiati, ma non l’atto di riunirsi e discutere di qualcosa in compagnia del buon bere. Come pensiero strettamente personale e più emblematico l’iconografia del tuffatore rappresenta anche il passaggio in una dimensione diversa; secondi diversi studiosi rappresenterebbe anche l’atto di superare i limiti della coscienza umana (ricordando e citando le colonne di Ercole nell’iconografia, simbolo dei limiti della conoscenza umana). Nella mia visione di-vino l’atto del tuffatore rappresenterebbe l’entrata in un mondo più “disteso” e meno soggettivo, dove non subiamo pesantemente le leggi fisiche del nostro mondo. In acqua ci si sente più rilassati, distesi e intesi con quello che ci circonda, similmente alla sensazione di torpore provata dopo qualche calice di vino. Abbandonando questo “volo Pindarico” ritornerei ai contenuti della manifestazione: due giorni di convegni e di interventi di esperti di varia natura culturale, ma il tutto allietato dalla possibilità di poter saggiare dei vini nella Sala dei Santuari. Ovviamente parliamo della maggior parte dei vini Cilentani e delle aziende che hanno un certo spessore all’interno del ruolo enologico. Piacevolmente si può assaggiare qualche bollicina “pas dosè” della cantina Casebianche, il biologico di Cantine Barone, i classici dei vini della cantina Polito, ma anche altri come la cantina dei Vini del Cavaliere, Verrone e della rinomata azienda San Salvatore. Molto interessante è la degustazione del Fiano dell’azienda Alfonso Rotolo 2015, primo in esclusiva rispetto ai propri colleghi cilentani: vendemmia effettuata verso la fine di agosto con qualche settimana di stabilizzazione e pronta ad essere imbottigliata. Un vino decisamente di forte impatto olfattivo, dove la frutta esotica è intrecciata a sentori piacevolmente intensi di fiori di campo; nel palato è decisamente fresco con una nota sapida avvolgente ma non troppo persistente. Per finire non poteva mancare probabilmente una delle aziende più conosciute nel Cilento, Maffini che con il suo Kratos durante la prima giornata di questa edizione si è aggiudicato il primo premio come “Vino del Tuffatore”.

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