A Paestum consegnati i premi in onore dell’archeologo ucciso dall’Isis

Redazione Infocilento

Durante la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum un premio intitolato all’archeologo ucciso dall’Isis.

Grande partecipazione e commozione alla cerimonia di consegna dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled Al-Asaad”, intitolato all’archeologo siriano ucciso dall’ISIS. Il Premio, organizzato dalla Borsa in collaborazione con la rivista Archeo che ha celebrato i 30 anni di pubblicazione, è stato consegnato dal direttore della Borsa Ugo Picarelli, a Katerina Peristeri, responsabile degli scavi della Tomba di Amphipolis in Grecia.

Consegnati anche tre Premi Paestum Archeologia: a Francesco Rutelli, già ministro dei Beni Culturali e sindaco di Roma, Presidente dell’Associazione Priorità Cultura; al Museo del Bardo (ha ritirato il direttore Moncef Ben Moussa); alla Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino (ha ritirato il direttore Christian Greco).

Moncef Ben Moussa, nel ritirare il Premio ha dichiarato: “Il Museo del Bardo è stato attaccato perché è il simbolo della storia millenaria della Tunisia fondata su apertura, tolleranza, interscambio culturale, Un’istituzione che è la prima componente del paesaggio culturale del nostro Paese. L’estremismo e il terrorismo approfitta di due cose per estendersi: l’incertezza e l’ignoranza. La nostra unica arma è la cultura e l’educazione per poter lottare pacificamente ed uscire ed evitare certe situazioni”.

Ha partecipato alle cerimonie Mohamad Saleh, ultimo Direttore del Turismo di Palmira, la città antica Patrimonio dell’UNESCO da maggio sotto il controllo del Califfato: “Per esaurire l’effetto distruttivo dell’Isis in Siria ci vorranno tre generazioni – ha detto Saleh durante uno degli incontri di oggi – C’è un piano per la distruzione della nostra storia e della nostra identità”. Saleh ha mostrato alla platea della Borsa le immagini dei Templi di Baal Shamin e di Bell, delle tombe a torre nella necropoli antica, dell’Arco di Trionfo, come erano prima e come sono oggi, dopo il passaggio della furia terroristica. E sull’immagine dei soldati bambini che, lo scorso luglio, nelle rovine dell’anfiteatro hanno ucciso a colpi di pistola venticinque soldati siriani, Saleh ha ammonito: “Quale futuro si può ricostruire con un’intera generazione di bambini che hanno visto i loro coetanei uccidere a sangue freddo? Gli uomini dell’ISIS annientano chiunque non la pensi come loro: la cultura è compromessa, non soltanto per la distruzione del nostro patrimonio. Su quanti siano oggi i danni anche nel Museo ancora non lo sappiamo: hanno di certo bruciato per strada e poi buttato nella spazzatura anche cinque mummie”.

L’incertezza sui danni è stata confermata anche dal professore Maamoun Abdulkarim, Direttore Antichità della Siria, raggiunto telefonicamente in diretta pubblica durante l’incontro.

“Negli ultimi quindici anni si è voluto distruggere i due paesi veramente laici dell’area: la repubblica arano-siriana e la repubblica dell’Iraq”, ha rimarcato l’archeologo Paolo Matthiae, Direttore della Missione archeologica in Siria fino al 2014, anno in cui tutte le missioni sono state chiuse per motivi di sicurezza. “Per noi che operavamo lì è stata inattesa una crisi così forte, tanto singolare agli inizi quanto massacrante negli sviluppi. Una cosa è certa: i massacri culturali non li fanno i cittadini siriani, neanche se ribelli, ma mercenari barbari fanatici di un’ideologia religiosa completamente estranei all’islam più vero”.

“Il primo sforzo dell’UNESCO è quello di sensibilizzare le popolazioni locali sul fatto che il patrimonio non deve essere distrutto – ha ricordato Mounir Bouchenaki, Consigliere Speciale del Direttore Generale Unesco – stiamo lavorando per la costituzione di una Croce Rossa Internazionale che si occupi della salvaguardia di Siti e Musei nei territori oggetto di conflitto che, come accade per l’associazione di soccorso, abbia accesso alle zone di guerra al solo scopo di tutelarne i beni archeologici e culturali. Per la Siria intanto – ha aggiunto – abbiamo già costituito una Task force che lavora a stretto contatto con le grandi ditte di vendita opere d’arte per stilare un codice etico di controllo sulla provenienza dell’oggetto, per cercare di limitare il mercato nero. Vogliamo poi organizzare un atelier per gli archeologi siriani fuggiti dal loro Paese per formare degli specialisti che potranno lavorare al restauro del loro patrimonio”.

 

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