Questione cinghiali nel Parco, la difesa del direttore De Vita

Redazione Infocilento
Parco Nazionale del Cilento

Dopo l’incidente di Casal Velino, in cui un uomo ha investito con l’auto una famiglia di cinghiali, si riaccendono i riflettori su tale problema. Le critiche più aspre derivano dal gruppo di cittadini “Cilento. Movimento per un parco vero”: “Sono all’ordine del giorno gli avvistamenti di cinghiali fin dentro le nostre case – fanno sapere – devastano orti, colture e distruggono i muretti di contenimento  provocando in qualche caso delle frane. Non è giusto che il nostro lavoro venga vanificato a causa di una cattiva gestione del Parco”.

Nel settembre dello scorso anno, il movimento fondato dall’ex sindaco Mazzarella Farao si era reso protagonista di una raccolta firme per l’indizione di un referendum che avrebbe richiesto una riperimetrazione del Parco. A spingere queste persone a portare avanti tale proposta fu, oltre alla questione cinghiali, anche l’accusa di spese inutili da parte dell’Ente. Si difende il professore Angelo De Vita, direttore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni: “l’Ente che rappresento – dice – è un capro espiatorio e tutti ci danno contro. Siamo a conoscenza del problema legato ai cinghiali e esprimo solidarietà a chi sta subendo dei danni, ma le soluzioni non sono facili. Io ritengo che ci debbano essere azioni diversificate per arginare il fenomeno e ci stiamo muovendo in questo senso. Ad esempio – continua il professore – da settembre saranno attivati dei corsi per nuovi selecontrollori da impiegare sul territorio ed è nostra intenzione formare delle squadre di pronto intervento che si attivino quando viene segnalata un’emergenza. Sono già state installate delle recinzioni elettrificate, come nel comune di Pollica, e altre seguiranno, in modo che i cinghiali non lascino le montagne per avventurarsi in zone a loro sconosciute”. Nei mesi scorsi si era vociferato di un accordo con la Federcaccia per un eventuale prolungamento della stagione venatoria o permessi speciali per l’abbattimento selettivo degli ungulati ma “non sarebbe una soluzione adeguata – spiega De Vita – e il motivo è risaputo. Per avviare degli abbattimenti mirati servono conoscenze particolari che i cacciatori della domenica non hanno.  L’uccisione non idonea di un esemplare comprometterebbe ancor di più la già difficile situazione. Infine – conclude – per avviarci ad una soluzione è necessario che amministratori locali, cittadini ed Enti pubblici collaborino attivamente per un Parco migliore”.

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