REPORTAGE: Rutino, il fischio del treno che richiama i cilentani

Angelo Gasparro

La stazione di Rutino, situata nella parte bassa del piccolo comune cilentano, durante la sua attività ha servito le popolazioni locali, special modo quelle dei paesi vicini. L’approdo della strada ferrata in queste terre, aprì uno spiraglio di progresso, facilitando le comunicazioni e conseguenzialmente gli scambi sociali e commerciali.

Nella seconda metà del 1800, l’intensificazione della rete ferroviaria nazionale, non tralasciò il Cilento e nella tratta tra Agropoli e Castelnuovo Cilento, sorsero tre importanti scali: Torchiara, Rutino e Omignano. In tutti i casi, la collocazione della stazione fu predisposta nella vallata, lontano dai centri abitanti, favorendo la fruizione dalle contrade circostanti e non dagli stessi capoluoghi.

Insieme al decremento demografico e alla realizzazione di nuove arterie viarie su asfalto, la distanza dai centri principali ha determinato la soppressione degli scali di Torchiara e Rutino; Omignano, invece, per la sua collocazione più accessibile, è in vita ancora oggi.
Tuttavia, fino alla metà del ‘900 del secolo scorso, la popolazione cilentana poteva contare su numeri più consistenti ed era ancora in parte sparpagliata nelle campagne, e alla fermata di Rutino facevano riferimento anche gli abitanti di queste ultime e dei vicini paesi di Lustra, ad Ovest dello scalo e gli abitanti di Perito e Ostigliano, casali situati ad Est, oltre la collina su cui sorge il capoluogo e separati dalla stazione dallo scorrere del fiume Alento. Anche il tracciato della Strada Statale 18 che in questo tratto corre quasi parallelamente allo scalo, influenzò positivamente sull’affluenza verso la locale stazione, ma non bastò ad arginare i restanti problemi e l’apertura della variante alla stessa direttrice viaria lungo l’Alento inferì un nuovo e duro colpo sulla frequentazione dello scalo rutinese che però migliorò di molto e rese più agevoli i collegamenti stradali.

Nonostante la posizione non propriamente felice, l’inaugurazione del secondo binario, avvenuta negli anni ’60, apportò un nuovo vigore alla piccola stazione: a poca distanza dalla struttura sorsero nuove abitazioni incrementando il piccolo centro che si era formato in seguito all’apertura dello scalo, il “Rione Stazione” o “Rutino Scalo”.


Sono questi gli anni in cui la nuova frazione di Rutino raggiunse la sua massima espansione, con la presenza di una scuola, un emporio e la piccola chiesa dedicata a Sant’Anna. Di queste attività, ad oggi nel rione rimane solo la chiesetta, e nell’ultima domenica di Luglio, la popolazione locale festeggia ancora la sua Santa Patrona con Messa, Processione e serata musicale. Ebbe breve vita la prosperità di questo posto, tanto che appena un trentennio dopo, siamo agli inizi degli anni ’90, viene decretata la chiusura ufficiale della Stazione di Rutino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inoltre, nel 2010, insieme ad altre piccole fermate non più attive come Torchiara e San Mauro La Bruca, la Stazione di Rutino è stata declassata a “posto di movimento”.

 


Oggi è ancora possibile sentire il fischio del treno che riecheggia nella vallata tra le due gallerie che la separano rispettivamente a Nord da Torchiara e a Sud da Omignano, ma qui il treno non effettua più la sua fermata.

 

Testo di Giuseppe Conte

Foto di Angelo Gasparro

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