San Michele Arcangelo, i luoghi di culto nel Cilento e nel Vallo di Diano

Giuseppe Conte
San Michele Arcangelo

Nel basso salernitano diverse comunità affidano la loro protezione all’Arcangelo Michele. In ogni luogo la devozione si esprime secondo locali tradizioni, talvolta ancora vive e ben radicate nella cultura popolare. In altri casi, invece, sopravvive il ricordo della devozione proclamata in passato. Usanza assai diffusa è stata quella di consacrare all’Arcangelo una cavità naturale, adibendo a luogo di preghiera il posto e ponendo sotto la sua protezione il paese e la comunità che lo popola.

Acquavella. Di antica origine è la Chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, situata nel cuore dell’abitato. La festività in onore del Santo, insieme alla Madonna delle Grazie, rappresenta una importante ricorrenza per tutta la comunità.

Caselle in Pittari. Tramite un sentiero è possibile raggiungere il complesso carsico consacrato all’Arcangelo Michele. Vi sono due grotte accomunate dalla dedizione al culto del Santo. Si sviluppano sul versante meridionale del Monte che, proprio da San Michele, prende il nome e rappresenta una delle emergenze storico-naturalistiche più importanti del paese.

Laureana Cilento. Legata all’omonimo Convento, la Chiesa di San Michele Arcangelo per un lungo periodo ha costituito la parrocchia di Laureana, fino a quando fu edificata l’odierna Santa Maria del Paradiso. In origine la Chiesa era situata a qualche centinaio di metri dal Convento e restò in piena attività fino agli inizi del 1500, quando entrò in una fase di rapido declino.

Pertosa. Le spettacolari Grotte di Pertosa, note anche come “Grotte dell’Angelo”, sono uno straordinario complesso carsico di forte attrazione turistica. Prima di addentrarsi nei suoi scenografici spazi, all’ingresso troviamo una piccola edicola votiva che ricorda San Michele Arcangelo.

Rutino. La seconda Domenica di Maggio, si celebra la festività di San Michele: il culto dell’Arcangelo è momento solenne e di richiamo per fedeli e visitatori provenienti da tutto il circondario; la ricorrenza è resa suggestiva dalla Sacra Rappresentazione nota come “Volo dell’Angelo” in cui San Michele sconfigge a duello il Diavolo.

Sala Consilina. L’8 Maggio, la statua di San Michele, in pellegrinaggio, viene portata al Santuario situato a monte dell’abitato, dove rimarrà dalla tarda primavera e per tutta la stagione estiva. Diversi i rituali e le tradizioni che si susseguono fino a Settembre, quando con solennità si svolgono i festeggiamenti che coinvolgono l’intera cittadina.

Sant’Angelo a Fasanella. In località San Michele si trova la grotta consacrata all’Arcangelo, sede di un imponente Santuario rupestre, da sempre meta attrattiva sia d’interesse religioso sia storico-archeologico. Secondo gli studi effettuati nel corso degli anni, emerge che, la grotta, fu abitata fin dall’epoca preistorica e, dunque, in un primo momento, adibita a rifugio. In seguito il sito è  diventato un luogo di culto originando un affascinante “Santuario rupestre” consacrato a San Michele Arcangelo.

Terradura. A San Michele Arcangelo è intitolata la parrocchiale del centro di Terradura. Compatrono del paese, insieme a Santa Sofia, ha da sempre rappresentato un momento di profonda religiosità per i pochi abitanti che popolano la più piccola frazione collinare di Ascea.

Valle dell’Angelo. In località Costa della Salvia si trova la grotta di San Michele. Anche in questa circostanza, come accade altrove, il luogo sacro è legato ad una leggenda. Secondo una prima versione, un gruppo di pastori rimase bloccato nella grotta per via delle sfavorevoli condizioni climatiche. Altre attribuiscono l’accaduto ad una pastorella del paese. In entrambe le varianti, il fine è lieto, poiché dopo aver chiesto l’intervento di San Michele, i malcapitati riescono a far ritorno a casa. Almeno a partire dal 1600 nella grotta dell’Ausinito è stata custodita una statua di San Michele che accoglieva i pellegrini. A periodi alterni, la grotta è stata meta di numerosi fedeli che raggiungevano il “piccolo santuario” tramite un faticoso sentiero. Una prima fase di declino del culto sussiste nella seconda metà del 1600, in seguito al furto della statua, negli stessi anni in cui una nota epidemia di peste colpì il territorio. Ciò determinò il primo graduale abbandono della grotta. A metà del secolo seguente, la riconoscenza del popolo per le grazie ricevute, ripristinò nuovamente il culto per l’Arcangelo a nell’800 fu donata una nuova statua di San Michele. In devoto pellegrinaggio dal paese si trasportava l’immagine del Santo, percorrendo l’impervio percorso che permetteva l’accesso. Ora la grotta era raggiungibile attraversando l’antico ponte e imbattendosi lungo i pendii della montagna. La ripresa del culto si rivelò un buon tentativo per il ripristino totale della festività; tuttavia, agli inizi del 900, ancora una volta la sopravvivenza della ormai tradizione è messa a rischio. L’ondata migratoria riduce il paese a poche centinaia di abitanti, rendendo l’afflusso alla grotta sempre meno consistente. Ad oggi, la grotta di San Michele è sempre meno visitata, ma la buona volontà del popolo, cerca di preservare il luogo, mantenendo viva la tradizione e conservando le memorie delle origini.

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