Cilento, la leggenda delle formiche

Giuseppe Conte

Questa volta vi terremo compagnia con una leggenda popolare che conserva un’origine assolutamente incerta, diversa dalle oltre forse proprio per le scarse attenzioni che ha suscitato nel corso del tempo, preservandone l’incertezza e la misteriosità. Anche in questo caso, come per la più nota riguardante “i monacielli”, non si tratta di una leggenda tipica cilentana ma di sicuro è ben radicata nella memoria popolare del nostro territorio.
Numerose sono le varianti che s’insediano in contesti simili ma in luoghi diversi, tutte con lo stesso finale che riconduce alla distruzione del nucleo originario del villaggio. Nella forma più ricorrente si racconta che “le formiche invasero il paese e partendo dalle fondamenta iniziarono ad indebolire le strutture portanti fino a causare il crollo degli edifici, costringendo la popolazione a riedificare altrove”. Una versione significativa la ritroviamo a Rutino: “si narra che nei tempi passati l’abitato sorgesse nei dintorni della località “Ruta”. Formiche giganti invasero il paese distruggendo ogni cosa. La numerosità e la dimensione insolita di questi insetti era talmente sproporzionata da non lasciare scampo nemmeno ai campi e raggiunsero anche i territori della vicina Lustra. La popolazione fu costretta a riedificate più a monte le proprie case, lontano dai luoghi invasi dalle formiche”. A Perito, paese situato sulle colline che fanno da sponda al fiume Alento, sul versante opposto rispetto a Rutino e Lustra, si ricollega la distruzione del primo nucleo abitato ad una colonia di formiche; stessa sorte si mormora per la vicina frazione di Ostigliano. Qui i racconti sono più generici e meno dettagliati ma risentono dell’influsso delle tipicità di tale leggenda, ben radicata nel centro e nel Sud dell’Italia. Inoltre è ben percepibile la capillarità della sua diffusione. Spostandoci nella parte bassa della provincia, raggiungiamo Casaletto Spartano. Anche qui si annida una leggenda nella storia del paese. Secondo la tradizione del posto, l’abitato in origine sorse nella località “Spartoso”: una invasione di formiche ne determinò il crollo e il conseguente abbandono.
Come si evince dalle poche storie trattate, l’elemento di unione è rappresentato dal “vecchio” e dal “nuovo”: il primo abitato viene abbandonato e rifondato nuovamente a poca distanza. È chiaro che la “leggenda delle formiche” viene utilizzata come pretesto per giustificare l’assenza di “storia nota” che non permette di spiegare i motivi dello spostamento. In genere, oltre alle invasioni “non di formiche” ma “barbare” che talvolta determinavano il saccheggio e la distruzione dei centri in prossimità delle coste, l’abbandono dei villaggi era semplicemente dovuto alle condizioni del suolo: spesso franoso e acquitrinoso. Ragioni logistiche, dunque, di sicurezza e di vivibilità: chissà se le formiche hanno mai distrutto un “centro” abitato, di sicuro sono al “centro”di una vecchia leggenda!

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