Un libro sugli internati ebrei di Campagna, intervista all’autrice Giuseppina Di Stasi

Katiuscia Stio

FELITTO- In occasione del 70° anniversario della Liberazione  oggi  25 aprile alle h 17.30, sarà presentato presso l’Aula Consiliare del comune di Felitto, “La finestra della Libertà. Frontiera per un’altra Europa” storia degli internati ebrei di Campagna. Autori del testo Giuseppina Di Stasi e Renato Mazzei.
L’ incontro, organizzato dall’Associazione di promozione culturale Pasquale Oristano, vedrà la presenza del prof. Luigi Parente, del Presidente del Upter Roma e di Alfonso Senatore.
Modera Maria Laura Franciosi- caposervizio agenzia Ansa di Bruxelles.
Saranno presenti gli autori.
Dedizione, cura, minuzia, attenzione ai particolare e tanto amore per la Verità sono i motivi che spingono gli autori a scrivere, raccontare una storia di eroismo quasi sconosciuta durante la II Guerra Mondiale che ha rappresentato una delle pagine peggiori della nostra storia.

InfoCilento incontra l’autrice Giuseppina Di Stasi.

D) A chi è dedicato il libro e perché “La finestra della libertà”?
R) Il libro è dedicato all’azione valorosa di due valenti medici ebrei, internati a Campagna, Chaim Pajes e Maks Tanzer i quali, durante i bombardamenti che colpirono la cittadina, pur essendo riuscita a scappare dalla minaccia di morte dei Tedeschi, misero a rischio la propria vita per salvare centinaia di persone. La finestra, cui è dedicato il titolo del libro, indica l’apertura alla speranza: il varco invisibile che separa l’umanità dalla disumanità ed è un emblema di pace e speranza. Leggendo il libro si capirà bene il suo valore simbolico, in quanto è sia il luogo fisico dal quale centinaia di internati sfuggiranno alla morte sia la ‘soglia’ allegorica della libertà.

D) La vicenda che narri non è semplicemente la storia di ebrei internati a campagna ma è qualcosa di più, è l’intensità di un popolo che incontra un altro popolo. E’ dialogo e condivisione, è compassione e accoglienza, fiducia di un’altra Europa. NON è così? Ecco, cosa vuol dire?
R) Sì. Attraverso la forza della cultura e della solidarietà nel campo di internamento di Campagna si dava vita ad un’Europa basata sull’integrazione autentica, il rispetto delle persone, nella loro interezza, ma soprattutto un’umanità attenta ai bisogni dell’altro. Un’altra Europa contemporanea ma diversa rispetto ai campi di sterminio e ai lager.

D) Come nasce il lavoro con Mazzei?
R) Il dott. Renato Mazzei, autore con me del libro, si è da sempre interessato allo studio della storia e della cultura ungherese, con particolare riferimento ad eventi storici contemporanei legati alla figura di Sándor Márai; è stato lui che ha ricostruito questa storia perché alcuni documenti presenti nel libro hanno come oggetto le vicende di Francesco Passarelli un bimbo che nonostante sia al centro di una vicenda triste vedrà la propria esistenza interagire con quella dell’Europa nascente. Quando me ne ha parlato per chiedermi se fossi interessata a collaborare con lui nella stesura del libro ne sono stata entusiasta.

D) Il principio fondante del libro qual è?
R) Il filo conduttore del libro è l’incontro tra la micro-storia e la macro-storia nel disegno di una vicenda che esalta la libertà e la responsabilità come forze motrici dell’azione individuale, la quale superando ogni barriera è capace di guardare al Bene comune.

D) Bene comune, Male,Olocausto. L’Europa oggi ha perdonato a se stessa l’Olocausto?
R) L’Olocausto è una pagina complessa della storia europea difficile da perdonare ma di sicuro va metabolizzata e tenuta presente come monito affinché le future generazioni sappiano che la libertà ha radici lontane ed è frutto di sacrificio. L’opera quindi è incentrata sul percorso umano dei suoi protagonisti ma diventa nondimeno il canovaccio per raccontare una parte della storia d’Europa poco conosciuta ed è per questo che andrebbe letto, per capire che siamo parte integrante del mondo e ne possiamo determinare il divenire storico.

D) Il male è necessario?
R) Il male sicuramente è reale e bisogna prenderne atto. Di fatto sta a noi scegliere quale strada seguire.

D) Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
R) Una profonda emozione e la speranza che se tutti sappiano crederci e facciamo fino in fondo il nostro dovere, un mondo migliore è davvero possibile.
25 aprile alle h 17.30, presso l’Aula Consiliare del comune di Felitto, “La finestra della Libertà. Frontiera per un’altra Europa” storia degli internati ebrei di Campagna. Autori del testo Giuseppina Di Stasi e Renato Mazzei.
L’ incontro, organizzato dall’Associazione di promozione culturale Pasquale Oristano, vedrà la presenza del prof. Luigi Parente, del Presidente del Upter Roma e di Alfonso Senatore.
Modera Maria Laura Franciosi- caposervizio agenzia Ansa di Bruxelles.
Saranno presenti gli autori.
Dedizione, cura, minuzia, attenzione ai particolare e tanto amore per la Verità sono i motivi che spingono gli autori a scrivere, raccontare una storia di eroismo quasi sconosciuta durante la II Guerra Mondiale che ha rappresentato una delle pagine peggiori della nostra storia.

InfoCilento incontra l’autrice Giuseppina Di Stasi.

D) A chi è dedicato il libro e perché “La finestra della libertà”?
R) Il libro è dedicato all’azione valorosa di due valenti medici ebrei, internati a Campagna, Chaim Pajes e Maks Tanzer i quali, durante i bombardamenti che colpirono la cittadina, pur essendo riuscita a scappare dalla minaccia di morte dei Tedeschi, misero a rischio la propria vita per salvare centinaia di persone. La finestra, cui è dedicato il titolo del libro, indica l’apertura alla speranza: il varco invisibile che separa l’umanità dalla disumanità ed è un emblema di pace e speranza. Leggendo il libro si capirà bene il suo valore simbolico, in quanto è sia il luogo fisico dal quale centinaia di internati sfuggiranno alla morte sia la ‘soglia’ allegorica della libertà.

D) La vicenda che narri non è semplicemente la storia di ebrei internati a campagna ma è qualcosa di più, è l’intensità di un popolo che incontra un altro popolo. E’ dialogo e condivisione, è compassione e accoglienza, fiducia di un’altra Europa. NON è così? Ecco, cosa vuol dire?
R) Sì. Attraverso la forza della cultura e della solidarietà nel campo di internamento di Campagna si dava vita ad un’Europa basata sull’integrazione autentica, il rispetto delle persone, nella loro interezza, ma soprattutto un’umanità attenta ai bisogni dell’altro. Un’altra Europa contemporanea ma diversa rispetto ai campi di sterminio e ai lager.

D) Come nasce il lavoro con Mazzei?
R) Il dott. Renato Mazzei, autore con me del libro, si è da sempre interessato allo studio della storia e della cultura ungherese, con particolare riferimento ad eventi storici contemporanei legati alla figura di Sándor Márai; è stato lui che ha ricostruito questa storia perché alcuni documenti presenti nel libro hanno come oggetto le vicende di Francesco Passarelli un bimbo che nonostante sia al centro di una vicenda triste vedrà la propria esistenza interagire con quella dell’Europa nascente. Quando me ne ha parlato per chiedermi se fossi interessata a collaborare con lui nella stesura del libro ne sono stata entusiasta.

D) Il principio fondante del libro qual è?
R) Il filo conduttore del libro è l’incontro tra la micro-storia e la macro-storia nel disegno di una vicenda che esalta la libertà e la responsabilità come forze motrici dell’azione individuale, la quale superando ogni barriera è capace di guardare al Bene comune.

D) Bene comune, Male,Olocausto. L’Europa oggi ha perdonato a se stessa l’Olocausto?
R) L’Olocausto è una pagina complessa della storia europea difficile da perdonare ma di sicuro va metabolizzata e tenuta presente come monito affinché le future generazioni sappiano che la libertà ha radici lontane ed è frutto di sacrificio. L’opera quindi è incentrata sul percorso umano dei suoi protagonisti ma diventa nondimeno il canovaccio per raccontare una parte della storia d’Europa poco conosciuta ed è per questo che andrebbe letto, per capire che siamo parte integrante del mondo e ne possiamo determinare il divenire storico.

D) Il male è necessario?
R) Il male sicuramente è reale e bisogna prenderne atto. Di fatto sta a noi scegliere quale strada seguire.

D) Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
R) Una profonda emozione e la speranza che se tutti sappiano crederci e facciamo fino in fondo il nostro dovere, un mondo migliore è davvero possibile.

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