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Vallo di Diano: no al progetto "Laghi Montani", è polemica

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Padula. "E’ solamente scandaloso. E’ quello che viene da dire di fronte alla bocciatura da parte della Soprintendenza di Salerno del progetto sui laghetti montani". Questo il commento che arriva dalla comunità montana Vallo di Diano dopo la notizia che la soprintendenza ha bocciato il progetto dei laghi montani.

La vicenda ha inizio nel 2009 quando fu attivata da parte della Regione Campania l’iniziativa PIRAP (Progetti Integrati Rurali per le Aree Protette) attraverso la quale i due parchi nazionali (Cilento e Vesuvio) e i vari parchi regionali furono chiamati ad elaborare, attraverso percorsi di concertazione con i Comuni e le Comunità Montane, specifici progetti collettivi finalizzati alla tutela e alla valorizzazione delle risorse naturali. "Con il progetto PIRAP del nostro Parco Nazionale, approvato dalla Regione per l’importo complessivo di € 26.420.000,00  - spiega il presidente della comunità montana Raffaele Accetta - furono individuati diversi interventi per il Vallo di Diano, compresi i tre interventi proposti dalla Comunità Montana d’intesa con i Comuni, ovvero: due progetti sulla sentieristica “Alta Via del Cervati” per l’importo complessivo di € 1.489.350,00; e un progetto per la realizzazione di laghetti montani a finalità antincendio boschivo per l’importo di € 547.498,56".

"I due progetti sulla sentieristica, approvati e finanziati dalla Regione - prosegue Accetta - sono stati appaltati ed è stata già effettuata la consegna dei lavori. Diversa sorte è toccata invece al progetto dei laghetti montani! Le cose si sono messe male fin dall’inizio perché la Soprintendenza, non convinta della bontà dell’iniziativa, fece pervenire in data 6 marzo 2013 una nota con la quale esprimeva parere contrario, ritenendo quest’opera impattante per l’ambiente. La Comunità Montana, convinta invece dell’ utilità dell’opera, in quanto finalizzata alla tutela della principale ricchezza del territorio rappresentata appunto dal patrimonio boschivo, non si rassegnò e, dopo aver ottenuto il decreto di finanziamento da parte della Regione, si adoperò prontamente per cercare di “recuperare il progetto” in conformità delle indicazioni fornite dalla Sovrintendenza stessa. In pratica fu chiesto alla Regione l’autorizzazione per una perizia di variante attraverso la quale si sarebbe realizzato solo il laghetto nel Comune di Monte San Giacomo (peraltro in un sito in cui già si raccoglie l’acqua durante il periodo invernale) e si sarebbero sostituiti gli altri tre laghetti con interventi a carico della viabilità forestale, anch’essa indispensabile dal punto di vista della prevenzione degli incendi boschivi. Tale proposta fu accettata dalla Regione e la Comunità Montana convocò una nuova Conferenza di Servizi per acquisire i dovuti pareri da parte dei vari Enti. Sulla variante si espressero favorevolmente tutti gli Enti ad eccezione della Soprintendenza. Quest’ultima, dopo aver chiesto integrazioni e dopo che la Comunità Montana ha seguito “passo passo” tutte le indicazioni ricevute, se ne uscì con una posizione davvero strana, rilasciando parere favorevole sulle strade e parere negativo sul laghetto. La Comunità Montana insiste e nel pieno rispetto dei ruoli chiede nuovamente alla Soprintendenza di rivedere il parere adducendo una serie di motivazioni e ribandendo per l’ennesima volta che il laghetto progettato costituisce una mero invaso in terra da realizzarsi con modesti e circoscritti interventi di adeguamento dei profili esistenti, finalizzati a contenere l’acqua che già si raccoglie naturalmente durante le stagioni piovose. Purtroppo non c’è stato niente da fare e a nulla sono valse le integrazioni e le dichiarazioni richieste a riguardo dalla Soprintendenza: dopo circa tre mesi, nella mattinata del 13 gennaio 2015 arriva l’ennesimo parere negativo, che, di fatto, seppellisce il progetto non avendo più il tempo neppure di tentare una 2^ variante".

​"Una posizione, quella della Soprintendenza, davvero assurda e che offende la dignità della Comunità Montana, del Parco, dei Comuni e, soprattutto delle comunità locali, che vengono private ancora una volta di interventi utili per la zona. Siamo stanchi ed indignati per questi pareri rilasciati dalla Soprintendenza: contrari o con prescrizioni", commenta il presidente Raffaele Accetta, che aggiunge: "L’approccio è sempre lo stesso: non si può fare, non si deve fare, si è contrari senza motivare adeguatamente il perché e si vuole che nei territori protetti si facciano solo le normali opere di manutenzione!", conclude Accetta.

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