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Riceviamo e pubblichiamo: lettera aperta ai parroci di Agropoli

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Cari Parroci don Bruno e don Roberto,

in merito a quanto apparso su un sito riguardo alle feste della Madonna di Costantinopoli e della Madonna delle Grazie vorremmo farvi giungere il nostro grazie per quanto fate. Gli editoriali (si fa per dire) in oggetto più che somigliare ad un’analisi spassionata della realtà somigliano a un pregiudiziale e premeditato attacco, frutto di avversione e rancore. Forse a volte si dice quello che si pensa, ma senza troppo pensare a quello che si dice (per parafrasare uno scrittore), la maggior parte delle volte però viene detto in maniera calcolata e solo quello che conviene, cambiando parere con disinvoltura (ma tu, don Bruno, non eri amico dell’editorialista? Riguardo a che cosa gli hai detto di no, per fartelo nemico? Ma Tanino non era da cacciare dal comitato? Come mai ora è visto come il salvatore della festa?)

Si parlava di processioni non partecipate (Costantinopoli) e non ordinate (Madonna delle Grazie); su questo l’editoriale ha ragione: c’era uno che stava lì con  il cellulare per riprendere e andava avanti e dietro, sopra e sotto e rideva, parlava, si arrabbiava: sembrava che al centro dell’attenzione dovesse essere collocato lui. Se tutti si fossero comportati come lui realmente sarebbe stato il caos, ma per fortuna la gente ha il senso della fede e non ha bisogno di difensori della fede, che si autoproclamano tali, senza però che nessuno riconosce loro questo ruolo, anche perché spesso questi autoproclamatisi difensori della fede scambiano per dogmi di fede quelli che sono semplici convinzioni personali. Per quanto riguarda la processione della Madonna di Costantinopoli è vero che i pescatori sono rimasti sul molo, ma sul molo c’era anche tanta altra gente che agli occhi di Dio ha lo stesso valore dei pescatori, come lo stesso valore hanno le persone e le barche che hanno partecipato alla processione: davanti a Dio non ci sono persone di serie A e di serie B.

Abbiamo anche letto che sono giunte tante lettere e telefonate di protesta: ecco spiegato perché le poste centrale sono sempre affollate, i siti bloccati e le linee telefoniche poco funzionali in questa estate. Noi in realtà pensiamo che siano solo invenzione dell’autore per dare parvenza di credibilità ad affermazioni personali, tentando così di trarre in inganno le persone, che però sono intelligenti e non si lasciano facilmente ingannare da affermazioni artificiosamente inventate.

Infine volevamo dirvi che siamo rimasti molto sorpresi perché noi in verità pensavamo che eravate stati nominati parroci di Agropoli solo dopo un consulto da parte del vescovo con l’editorialista, non sapevamo che il vescovo aveva osato nominarvi senza chiedere a lui consiglio. Adesso viene chiesto lo spostamento. Nel caso il vescovo non si attiva state pur certi che verrà chiesto lo spostamento del vescovo e se anche questo non avviene verrà chiesto il cambio del papa. Non sappiamo se si andrà oltre. Anche perché lo stesso papa oggi per parlare di sé usa l’ “io”, è rimasto solo il direttore editoriale ad usare il “noi”, per parlare di sé: che sia altre il papa? Scherziamoci su. Diceva il grande Salvator Dalì, quando era ancora in vita: “non so il mondo come farà senza di me”. Ora lo sappiamo: continuerà ad andare avanti. Il mondo va semplicemente avanti, anche senza di noi, senza di voi e anche senza chi si illude di essere indispensabile.

Cari sacerdoti, continuate ad interessarvi delle parrocchie 365 giorni l’anno e non solo il giorno della festa, e interessatevi sempre di tutta la festa dalle novene alle confessioni, dalle celebrazione alle veglie di preghiera e non solo della processione (che tra l’altro è la parte più caratteristica, ma certamente non la più importante), avendo come faro Gesù Cristo e il suo Vangelo e non andate dietro alle chiacchiere, per quelle bastiamo già noi; voi continuate ad andare avanti, convinti che, come dice Isaia, "in silentio et in spe fortitudo vestra". Cercate di non diventare subito dei “monumenti”, ma continuate ad essere viventi e soprattutto in mezzo a noi. Il giudizio attendetelo dal Signore, non da interessate prese di posizioni.

Permetteteci ancora un po’ di ironia. Leggendo gli editoriali suddetti ci è venuto in mente ciò che il grande Manzoni affermò ne I promessi sposi a proposito di donna Prassede (capitolo XXV), che qui viene riportato alla lettera, sottolineando quello che a noi sembra più interessante:

"Era donna Prassede una vecchia gentildonna molto inclinata a far del bene: mestiere certamente il più degno che l’uomo possa esercitare; ma che pur troppo può anche guastare, come tutti gli altri. Per fare il bene, bisogna conoscerlo; e, al pari d’ogni altra cosa, non possiamo conoscerlo che in mezzo alle nostre passioni, per mezzo de’ nostri giudizi, con le nostre idee; le quali bene spesso stanno come possono. Con l’idee donna Prassede si regolava come dicono che si deve far con gli amici: n’aveva poche; ma a quelle poche era molto affezionata. Tra le poche, ce n’era per disgrazia molte delle storte; e non eran quelle che le fossero men care. Le accadeva quindi, o di proporsi per bene ciò che non lo fosse, o di prender per mezzi , cose che potessero piuttosto far riuscire dalla parte opposta, o di crederne leciti di quelli che non lo fossero punto, per una certa supposizione in confuso… le accadeva di non vedere nel fatto ciò che c’era di reale, o di vederci ciò che non c’era; e molte altre cose simili, che possono accadere, e che accadono a tutti, senza eccettuarne i migliori; ma a donna Prassede, troppo spesso e, non di rado, [accadevano] tutte in una volta".

Ci scusiamo con don Nicola di non averlo tenuto presente, ma non è ancora entrato nelle grazie dell’editorialista, per cui non gode della sua attenzione, forse perché è il suo parroco.

Con il rispetto che sempre ci avete portato, un saluto affettuoso
i tanti o i pochi (fa lo stesso)

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