Attualita'

Questione Parco, ecco le proposte del Codacons

notizie

In questi giorni la questione del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano ed Alburni è alla ribalta sulla stampa ma non vanno dimenticati altri tempi importanti che riguardano il territorio come la riapertura del Tribunale di Sala Consilina e il ripristino del traffico sulla linea ferroviaria Sicignano-Lagonegro. Il monito viene da Salvatore Gasparro, responsabile  del settore agricoltura della Coldiretti e Roberto De Luca, referente per il Vallo di Diano. “Per prima cosa, consideriamo la problematica legata al sovrannumero dei cinghiali nel Parco Nazionale – spiegano in una nota - Il problema esiste, anche se va ridimensionato nella sua entità. Infatti, se dovessimo credere alle cifre circolanti, dovremmo pensare che la densità di popolazione di questi suini arriverebbe a cifre incredibili quali una decina di capi per ettaro. Questa cifra non potrebbe essere veritiera, in quanto l’Istituto nazioanle per la fauna selvatica stima la popolazione dei cinghiali in Italia pari a circa 500.000 unità, con una densità che localmente supera i 3-5 capi ogni 100 ettari solo in rari casi. Pertanto, pur non negando che bisogna trovare una soluzione al problema della crescita incontrollata della popolazione dei cinghiali nel Parco Nazionale, pensiamo che necessita prima comprendere più a fondo quale sia l’attuale densità di popolazione di questi animali all’interno dell’intera zona protetta”. “In secondo luogo – proseguono dalla Coldiretti - vorremmo dire che si è giunti al punto in cui è necessario rivisitare le regole e la struttura stessa dell’Ente, per il rilancio del territorio compreso e adiacente al perimetro del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano ed Alburni. La nostra sede Codacons, in questo caso, sceglie la strada propositiva, affinché si possano individuare alcuni punti fondamentali, sui quali non bisogna più mancare di agire, invece di indulgere nella “sterile protesta” (quante volte queste parole sono state rivolte a noi?) che alcune amministrazioni stanno mettendo impropriamente in atto.

Di qui le proposte: “Bisognerà innanzitutto rivedere la gestione del Parco, sdoppiando l’Ente in una zona costiera con sede a Vallo della Lucania ed una zona montana con sede nel Vallo di Diano. Questa semplice operazione dovrebbe permettere di accedere a tutti i finanziamenti che vengono destinati alle aree protette in modo più puntuale, contribuendo ad avvicinare (anziché mettere in contrapposizione) due territori difformi per orografia e cultura, che non hanno mai goduto di unità socio-politica. Bisognerà sapientemente reintrodurre l’uomo e le proprie attività, visti come parte integrante di un territorio protetto, nel perimetro stesso del Parco, con l’eliminazione di alcuni lacciuoli burocratici (alcune deroghe potrebbero essere previste per specifiche attività eco-compatibili), rendendo però, allo stesso tempo, il territorio realmente “protetto” da trivelle, cementificazione selvaggia, sversamenti abusivi e discariche. Bisognerà chiamare la Forestale a cavallo, così come altre volte proposto, per la vigilanza delle aree protette. Bisognerà organizzazione vere (ossia non “poco visibili”) strutture didattiche, ludiche e percorsi per “vivere” e studiare la natura nel Parco Nazionale (aree camper, aule didattiche, ostelli, piste “naturali” per sport invernali), affinché il Parco possa essere un’opportunità di crescita socio-economica e non un mero (e a volte solo incomprensibile) vincolo”, concludono Gasparro e De Luca.

Top
Condividi su Facebook
Condividi su Twitter
Condividi su Whatsapp
Condividi su Linkedin