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Parco Nazionale del Cilento: “Necessario restringere le aree protette”

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“Sarebbe necessario restringere le aree protette”. A dirlo è il dott. Carlo Mazzarella Farao, primario di Chirurgia d'Urgenza al San Leonardo di Salerno e sindaco di San Mauro Cilento dal 1985 al 1993. Quando iniziò l’iter burocratico per la fondazione del Parco, l’allora sindaco Farao fu un grande sostenitore nonché tra i firmatari della proposta di istituzione. A distanza di circa 20 anni, però, l’ex sindaco ha sentito la necessità di scrivere delle righe in cui manifestare la propria delusione su ciò che è divenuto oggi il Parco.

Nei giorni scorsi alcuni cittadini di San Mauro hanno scritto una lettera aperta all’attuale primo cittadino Carlo Pisacane, chiedendo l’indizione di un referendum popolare circoscritto al comune, tramite una raccolta firme, al fine di dare la possibilità ai cittadini di decidere se rimanere o meno nell’ambito del Parco Nazionale del Cilento. Problema principale è la scarsa attenzione dell’Ente nei confronti dei piccoli coltivatori lasciati troppo spesso soli. Il dott. Farao ritiene sbagliate alcune scelte del Parco in ambito di protezione della fauna: “il merlo canterino è quasi scomparso” perché sono stati integrati nell’habitat cilentano alcuni animali come “gazze, poiane e altri rapaci che gli danno la caccia. Il merlo risulta in via d'estinzione, e se già oggi è raro vederlo o sentirlo, domani sarà ancora peggio”. Viene posto poi l’accento su un altro problema spinoso e che accomuna tutto il Cilento: “Il cinghiale, ormai endemico ed epidemico per numeri incalcolabili, fa da padrone la notte nei campi ancora coltivati”. Il suide non solo si avventa sui campi coltivati divorando ogni cosa commestibile, ma distrugge anche i terrazzamenti e relativi muretti a secco: “Questo selvatico onnivoro, la sera, lascia la macchia per imperversare su ogni cosa commestibile per lui, cioè frutti, radici e fauna come topi, lucertole, biscie – scrive l’ex sindaco - Di abitudine queste prede si annidano o nascondono nelle fessure dei muretti a secco che sono di sostegno al terreno piantumato. Quando il cinghiale, che ha un potente olfatto, ne rileva la presenza, è capace di abbattere o scompaginare metri cubi di pietre che compongono gli stessi terrazzamenti”.
La proposta che avanza Farao è quella di ridisegnare i confini del Parco, restringendo le aree protette: “Anche a voler essere naturalisti, ambientalisti o animalisti, è insensata e masochista l’idea che flora e fauna debbano sommergerci e tra non molto accettare che anche i cinghiali vengano al bar a prendere un caffè!” conclude, con molta ironia, l’ex primo cittadino. 

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