Cilento a tavola

La tragedia olearia del Cilento: ecco il quadro della situazione

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L’annata olivicola appena conclusa nel Cilento è stata davvero un disastro inaspettato; diversi olivicoltori cilentani (specie nelle zone di Casal Velino ed Ascea) addirittura hanno chiesto al comune dei risarcimenti per danni causati da calamità naturali. Se tragiche sono le conclusioni cui sono arrivati i produttori è davvero devastante il risultato sul mercato degli oli “nostrani”, con prezzi che si aggirano sulle otto euro al litro (diversi i casi in cui sia salito al prezzo di dieci euro al litro). 

Che cosa è successo al mercato dell’olio per giustificare questo innalzamento dei prezzi?? La questione va ricercata a monte della produzione, proprio tra gli uliveti. Già sono diversi anni che i microclimi stanno cambiando nella direzione di inverni caldi, primavere piovose, estati umide; insomma uno squilibrio del nostro clima che purtroppo ha portato alle odierne conseguenze. Questi climi “tropicalicci” hanno agevolato una proliferazione eccessiva della ”Bactrocera oleae” anche detta comunemente mosca olearia. Questa rappresenta una delle più grandi minacce per la drupa che deperisce a causa della crescita della larva della mosca al suo interno quando viene attaccata. La diretta conseguenza è quella di un aborto prematuro delle olive marcendo e cadendo a terra. Da tenere in considerazione anche quanto dichiarato da diversi agronomi: la colpa non sarebbe solo la conseguenza delle condizioni climatiche sfavorevoli o l’attacco della mosca olearia; probabilmente anche la scarsa cura negli anni degli impianti hanno minato la salute e la produzione degli uliveti, per non parlare di quelli completamente abbandonati durante tutto il periodo invernale. Una serie di eventi decisamente sconvolgenti per i poveri olivicoltori locali che si sono trovati dinanzi alla depauperazione del lavoro di un anno intero: purtroppo c’era da aspettarsi anche le diverse frodi commesse da qualche “sventurato” che ha cercato di vendere olio di una fascia scadente (molteplici anche i casi di olive provenienti dal continente asiatico dove hanno regole sanitarie differenti dalle nostre) per un buon extra vergine di oliva autoctono.

È proprio in questo momento di forte crisi che il compratore deve essere sensibilizzato su metodi che possono aiutarlo a valutare se l’olio che sta acquistando è un prodotto di qualità o un “surrogato mal conciato”. A questo proposito non c’è bisogno di essere un “olio-sommelier” per decifrare e valutare un olio, ma con qualche piccola accortezza tutti quanti potrebbero essere in grado di valutare alcune caratteristiche principali. Innanzitutto non bisogna fossilizzarsi sul colore dell’olio come parametro fondamentale della qualità; infatti il colore più o meno intenso dipende dall’avanzamento ed estrazione della fotosintesi clorofilliana. Un olio extravergine di qualità dovrà avere dei bellissimi profumi fruttati ricordando sensazioni fresche e nette; un olio con profumi poco gradevoli, spenti o poco caratterizzanti sono sintomo di un olio non di qualità; da scartare ovviamente le sensazioni rancide che rappresentano l’atto di morte di un olio. Al gusto ci deve essere un certo grado di amarezza (da intendere l’amaro come ricordo del carciofo o di una foglia di pomodoro) che rende l’olio delle volte leggermente piccantino, tangibile soprattutto quando passa nella nostra laringe stuzzicando piacevolmente le nostre mucose. Attenzione anche alle etichette che delle volte sono in grado di darci informazioni considerevoli su ciò che stiamo comprando. Insomma, così come ci stanno alcune regole nel vino che ci aiutano a trovare una sorta di simmetria “organolettica” per decifrarne la qualità, con un po’ di pratica anche nell’olio è possibile trovarla, ricordando sempre che non esiste l’olio bensì gli oli!!! 

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