Appunti di storia

Il Califfato di Agropoli

notizie

OGGI COME IERI: INTRIGHI, DENARO, CORRUZIONE, PAURA

Un antico filo, sottile ma resistente, fetido di denaro, potere, corruzione, egoismo, tradimento, distruzione, violenza, paura, terrore, sangue ed atrocità, sorregge da secoli il lato oscuro dell'animo umano, dalle cui funeree tenebre, una mano invisibile ma potente, oggi come ieri, riesuma malefici Diavoli per annientare spietatamente gli Angeli del Bene. E.A.

Gli attentati dei terroristi Islamici a Parigi, l'allarme rosso scattato per Roma, la ferocia e la crudeltà dei fondamentalisti mussulmani nei confronti dei prigionieri e dei bambini, mi hanno portato alla mente le tragiche vicende storiche legate ai Saraceni Abbasidi che, nel IX sec. d.C. assaltarono e conquistarono Agropoli. Mi sono chiesto, c'è un antico filo sottile che collega i Saraceni di Agropoli con i fondamentalisti mussulmani (Talebani, Al-Qaeda, ISIS) del XX-XXI secolo?

Di chi è la mano che ha armato e scatenato, nei secoli, queste belve feroci?

Maometto, i Califfati, i Saraceni e lo Jihad

Aveva circa 40 anni Maometto (La Mecca, 570 circa d.C.- Medina 8 giugno 632 d.C.), quando gli apparì Jibrail, l'Arcangelo Gabriele, e prese a rivelargli la Parola di Dio. Nasceva il Corano, da Qur'ar, che significa recitazione, poiché il Profeta lo trasmise recitando ad alta voce ai suoi Califfi. Il termine Califfo (Khalîfa) indica colui che succede a Maometto nella guida della comunità islamica per “salvaguardare la religione e gestire gli affari terreni”, quindi il Califfato è un'istituzione classica dell'Islam. La parola Jihad, entrata di recente nel lessico comune, ha un ampio spettro d'interpretazione, dallo sforzo interiore, di tipo spirituale, a quello militare, ossia la “Guerra Santa”. Durante il periodo della rivelazione Coranica, allorché Maometto si trovava a la Mecca, lo Jihad si riferiva essenzialmente alla lotta non violenta e personale, quindi a quello sforzo interiore necessario per la comprensione dei Misteri Divini:Combattete contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi ”(Corano 2,190). Dopo i primi Califfi definiti i “ben guidati”, il Califfato, prima con la dinastia Omayyade (661-750), e soprattutto con quella Abbaside (750- 1258), in nome dello Jihad e della “Guerra Santa”, prese i caratteri di un Impero multietnico e multireligioso a vocazione universale.

I Saraceni in Italia

Nell'827 d.C. i Califfi Aghlabidi (Abbasidi) di Kairuan, odierna Tunisia, iniziarono la conquista della Sicilia. La successiva invasione dei Saraceni, nell'Italia Peninsulare, fu agevolata dalla sete di potere e di denaro dei signorotti locali. Infatti nell'836 il Console di Napoli Andrea, chiamò i Saraceni Abbasidi per difendersi da Sicone, Principe Longobardo di Benevento. In cambio dell'aiuto Andrea concesse ai Saraceni di fortificare un ribat a Punta Licosa. Il Console di Napoli passerà alla storia, per essere stato il primo ad ingaggiare truppe mercenarie musulmane nel Meridione Italico nell'Età Medievale. Sullo scacchiere geo-politico dell'Italia Centro-Meridionale, formato dall'attuale Campania, Lazio e Molise, ai primi del IX secolo d.C. si muovevano: L'Impero Carolingio di Carlo I Magno; il neo Stato Pontificio; l'Impero Bizantino(Impero Romano d'Oriente) attestato nei suoi avamposti nella Calabria Meridionale, nel Ducato di Napoli e nel kastron di Agropoli; i Longobardi alleati dei Beneventani, Salernitani e Capuani; la Repubblica Marinara di Amalfi e le città marittime di Gaeta e Sorrento, senza una specifica alleanza, giacché trafficavano con tutti, anche con i Saraceni. In questo caos, fatto di intrecci politici, di interessi personali e di impure alleanze, fu facile per i Saraceni creare numerose cellule islamiche sul nostro territorio, per poi lanciare lo Jihad finale a Roma, capitale della Cristianità.

876 d.C. - I Saraceni assaltano ed occupano “Acropolis” Bizantina

Tra gli storici è controversa la data della conquista di Agropoli. Lo stesso Piero Cantalupo nel libro Acropolis, basandosi sulla testimonianza della “Historia Langobardorum Beneventanorum” di Erchemperto, monaco benedettino e storico longobardo, menziona come data dell'occupazione l'882. Ma in una nota del suo libro, Cantalupo mostra perplessità su questa data, retrodatandola di qualche anno. In base a nuove fonti storiche l'ipotesi è che nell'876 l'Imperatore Bizantino Basilio I per scacciare, in nome della fede cristiana, i Saraceni da Taranto e dalla Calabria, si rivolse ai Principati Longobardi di Salerno, Napoli e Capua, ma questi rifiutarono l'alleanza. Amalfi e Gaeta, per pura convenienza economica, continuarono a commerciare con i Mussulmani, mentre il Ducato di Napoli, che mirava ad una sua propria autonomia politica, rinsaldò l'alleanza con i Saraceni. Ed è proprio su questo scacchiere geo-politico di non belligeranza e di reciproci interessi economici, che nell'876 i Saraceni si mossero dal ribat di Punta Licosa per conquistare il kastron di Agropoli, ricco emporio dei Bizantini. La flotta Saracena sorprese le navi Bizantine in rada alla foce del Testene e nell'agguato le sbaragliò, incendiandole ed affondandole. Migliaia di Saraceni discesero dalle galeotte e cinsero d'assedio l'Acropolis. I mussulmani presero ad effettuare assalti con scale e con corde. Ciò avveniva spesso di notte, ma gli Agropolesi non dormivano e con sassi, olio bollente, bastoni e balestre, li ributtavano giù dalle mura. Dopo giorni di assedio, i Saraceni riuscirono a penetrare nel kastron mettendolo a ferro e fuoco, massacrando la maggior parte degli uomini, violentando le donne, saccheggiando le case, gli empori e la Chiesa dei SS Pietro e Paolo. I pochi agropolesi, che riuscirono a scampare alla strage, fuggirono nell'entroterra, nascondendosi nelle selve e nelle caverne in località inaccessibili, ove presero a vivere miseramente in mezzo a disagi e a sofferenze d'ogni genere. Con la presenza Saracena ad Agropoli calarono le fosche tenebre, l'inferno si trasferì sulla terra, il terrore impregnò l'animo umano. In pochi mesi scomparve l'agricoltura, la pesca, il commercio. Le verdi colline si coprirono di una fitta e tetra boscaglia e le lussureggianti pianure divennero delle putride paludi. Si azzerò la già misera economia locale. Conquistata Agropoli, i capi Saraceni Abbasidi si insediarono nella fortezza, mentre la soldataglia si stanziò fuori le mura, dove fu costruita una fortificazione che, secondo gli storici, si estendeva dall'attuale Piano della Madonna al fiume Testene. Un Ribat dal quale i Saraceni di Agropoli partivano per depredare i “Rumi”(definizione araba dei cristiani). Solo dopo la scomparsa dei Saraceni da Agropoli e con il ritorno dei Bizantini, iniziarono a formarsi dei piccoli nuclei abitativi dai quali nacquero Eredita, Ogliastro, Torchiara, Corbella , etc.

876 d.C. - I Saraceni di Agropoli e le lettere di Papa Giovanni VIII all'Imperatore Carlo II

A Papa Giovanni VIII, eletto nell'872, era oramai chiaro che i Mussulmani mirassero ad occupare Roma. Preoccupato dall'intensificarsi delle scorrerie dei Saraceni di Agropoli, inviò una serie di epistole a Carlo II detto il Calvo, Imperatore dell'Impero Carolingio, nonché Re d'Italia, affinché scendesse con il suo esercito in Italia. Le lettere rappresentano la testimonianza diretta, dura e cruda, delle nefandezze compiute dai Saraceni di Agropoli che in nome dello Jihad depredavano, uccidevano e distruggevano tutto ciò che era alla portata delle proprie spade. Il 15 ottobre dell'876 in una epistola il Papa descrive all'Imperatore, con parole traboccanti di pietà cristiana, la tragedia che si stava consumando tra le popolazioni dell'Italia Meridionale, causata dalle terribili gesta dei Saraceni di Agropoli: “Quanti e quali siano la angosce che noi soffriamo per gli oltraggi dell'empia genia dei Saraceni, come potrò io dirle? Nessuna penna basterebbe a descriverle e tutte le foglie delle selve, qualora si convertissero in lingue, non potrebbero raccontarle. (...)Io vivo immerso nel dolore e non ho davanti a me altro che lo scellerato godimento di cui esultano i nemici di Cristo allorché uccidono i fedeli in mezzo ai tormenti. Il sangue dei Cristiani scorre attorno, le anime fedeli a Dio si consumano, ogni luogo è pieno di rapina e di strage. Chi sfugge alle spada cade in mezzo alle fiamme e chi scampa dal fuoco è fatto prigioniero dal ferro e chi è fatto prigioniero va dannato a perpetua schiavitù. Le città, i castelli, le campagne sono deserti d'abitanti e sono diventati antri di fiere. (…)La punta acerba di questo dolore trapassa come acutissima spada l'anima nostra. (...)Chi darà ai miei occhi un rivo di lacrime perché io pianga notte e giorno sopra i mali della mia patria”. Erano tempi maledetti. Papa Giovanni VIII per ottenere che gli Italiani si alleassero con lui per la difesa della Penisola, era costretto a ricorrere alle armi, al denaro, alle minacce, alle scomuniche, alle congiure. Un episodio emblematico, che la dice tutta sulle diatribe creatasi tra i vari signorotti locali, narra che il Console di Napoli Sergio scomunicato da Papa Giovanni VIII per la sua alleanza con i Saraceni di Agropoli, dichiarò guerra a Guaiferio, Principe di Salerno. Reo, secondo Sergio, di essere in combutta con il Papa. Guaiferio, per tutta risposta, in una piazza di Salerno, fece mozzare la testa a 12 soldati napoletani. Papa Giovanni VIII al ritorno da una mission contro i Saraceni di Agropoli, trovò la forza di inviare una nuova epistola all'Imperatore. 10 febbraio 877: “ Non abbiamo potuto, figliuolo carissimo, spedirvi i nostri messaggi, né per terra né per mare: tutte le strade ci vengono chiuse dagli infedeli e dai cattivi cristiani. Noi siamo turbati da profonda amarezza e da terribile angoscia. La Provincia di Campagna (N.d.A. Divisione amministrativa dello Stato Pontificio) è stata messa sottosopra dagli abominevoli Saraceni. (...)Hanno distrutto le Chiese dei Santi, profanato gli altari di Dio, oppressi i sacerdoti, violentato le donne, straziati i fedeli, molti uccidendoli con ogni specie di tormento e molti con ogni sorta di violenza condotti in schiavitù. Le popolazioni delle regioni a noi vicine sono state sterminate(...)”. Lo stesso anno in un'altra epistola inviata allo Stratega Gregorio, che alla testa di una flotta Bizantina, stazionava nel Tirreno, il Papa chiedeva aiuto contro i predoni mussulmani di Agropoli: “Tu devi aver già saputo che i Saraceni non ardiscono di venire a fronte aperta con l'armata loro intorno alle nostre spiagge. Nondimeno, poiché con piccole fuste, facendo occulte e furtive incursioni, compariscono talvolta a molestare i nostri viaggi, ci è sembrato conveniente di spedirti queste nostre lettere(...) perché tu mandi almeno dieci buone e valorose salandre nel porto romano a purgare i nostri lidi dai ladroni e pirati arabi”. I Bizantini non intervennero e nell'878 Papa Giovanni VIII, prima di partire per la Francia, si vide costretto a chiedere una tregua di un anno ai Saraceni di Agropoli, che accettarono solo dopo aver ricevuto un tributo di 25.000 Mancusi d'Argento.

879 d.C. - I Saraceni di Agropoli si insediano sul Garigliano

L'anno successivo, terminata la tregua i Saraceni di Agropoli ripresero le loro scorrerie nello Stato Pontificio. Quell'anno accadde che l'ipate di Gaeta, Docibile chiamò in suo soccorso i Saraceni di Agropoli, per difendersi dal Conte di Capua Pandenolfo, che col bene placido di Papa Giovanni VIII, da poco ritornato dalla Francia, aveva attaccato Gaeta. I Saraceni di Agropoli subito accorsero ed iniziarono l'opera di “aiuto”. Narra lo storico Leone Ostiense, citato negli “Annali d'Italia ed altre opere varie, dall'anno 476 all'anno 997” di L. A. Muratori, che i Saraceni di Agropoli: Per via marittima entrarono nel lago di Fondi sino alla località chiamata S. Anastasia e da qui, risalendo il fiume, pervennero a Fondi, da dove, usciti dalle fuste, come spade dal fodero, tutto nei dintorni mettendo a ferro e fuoco, giunsero a Gaeta, innalzando i loro accampamenti sui colli di Formia”. Il Papa, resosi conto dell'errore commesso, chiese l'alleanza a Docibile, che, grazie ai Saraceni di Agropoli, era uscito vittorioso dalla contesa con Pandenolfo. Docibile accettò l'alleanza con il Papa ed ingaggiò la guerra contro i Saraceni di Agropoli, suoi ex alleati, ma la vittoria tardava ed allora decise, per chiudere le ostilità, di concedere ai Saraceni di Agropoli una zona paludosa e malsana alla foce del Garigliano. Mai decisione fu più sbagliata, giacché i Saraceni, oltre a tener in vita il ribat di Agropoli, con questo nuovo insediamento, che divenne sempre più potente, portarono danni e rovine per circa quarantanni nelle terre centro-meridionali.

882 d.C. - Atanasio II, Vescovo-Duca di Napoli (877-889)

Atanasio II salito al potere, mantenne l'alleanza, fatta di intrighi e scorrerie, con i Saraceni di Agropoli. Li utilizzava per i lavori sporchi, ci faceva commerci e gli chiedeva una“tangente” per le rapine che compivano. Il Vescovo di Napoli scagliò i Saraceni di Agropoli contro Guaimario I di Salerno e dei continui attacchi a Salerno, abbiamo delle testimonianze riportate dalla“Historia Langobardorum Beneventanorum” di Erchemperto e da altri documenti dell'epoca. Eccone alcune: “Per acquistare il cibo, in una Salerno assediata dai Saraceni di Agropoli, una donna salernitana si lamentava perché era stata costretta ad alienare alcuni beni immobili; Un'altra donna si disperava che i suoi due figli, garanti per una vendita, non erano presenti perché, uno era stato catturato dai Saraceni e l'altro era a Nocera, città assediata dalle orde mussulmane”. Quando Papa Giovanni VIII minacciò di scomunicare ed assalire Atanasio II, per la sua alleanza con i Saraceni di Agropoli, questi, per meglio difendersi, assoldò da Palermo un esercito di Mussulmani comandati dal condottiero Sicham. I Saraceni Siciliani subito giunsero a Napoli e costruirono un Ribat alle falde del Vesuvio, da dove iniziarono a razziare ferocemente l'hinterland napoletano. Atanasio II , pentendosi di averli chiamati, strinse alleanza con Salerno e Capua. Nell'autunno dell'882 assalì e scacciò dalle falde del Vesuvio i Saraceni Siciliani, che si rifugiarono, rafforzandoli, nei Ribat di Agropoli e del Garigliano.

Il 15 Dicembre 882 d.C. Papa Giovanni VIII muore avvelenato. La sua morte lasciò quelle tristi terre prive del più valido difensore della Cristianità, per cui le bande Saracene ebbero libertà di mettere a ferro e fuoco tutta l'Italia Centrale e Meridionale. Furono anni di continue alleanze e tradimenti. Lo stesso Vescovo-Duca di Napoli rinsaldò la sua alleanza con i Saraceni di Agropoli, utilizzandoli più volte nel corso degli anni successivi. Dall'884 all'885 Atanasio II per rinvigorire la sua lotta contro le città di Salerno e Capua si alleò, inaspettatamente, con i Bizantini. Mentre, i Saraceni di Agropoli, si vendevano al primo signorotto che li chiamasse, per depredare quanto più possibile. Nell'anno 887 Guaimario I di Salerno, ridotto allo stremo "cum nimium affligeretur ab Athanasio episcopo cum Saracenis, essetque ex toto depopulata tellus ipsius", chiese aiuto ai Bizantini, in cambio del riconoscimento dell'alta autorità di Bisanzio sul suo Principato. Gli Imperatori Leone e Alessandro accettarono l'alleanza e lo investirono del titolo di Patrizio, fornendogli soldati, oro e grano. Con questa nuova alleanza, i Bizantini crearono i presupposti per la riconquista dei territori a loro tolti dai Saraceni. La presenza Bizantina a Salerno preoccupava non poco i Saraceni che, tra la fine dell'888 e l'inizio dell'889, organizzarono un vero e proprio esercito che si mosse congiuntamente con due schiere dai ribat di Agropoli e del Garigliano, per assaltare il Principato Salernitano. Dopo una dura ed aspra battaglia terrestre alle porte di Nocera, i Bizantini ebbero la meglio ributtando i Saraceni superstiti nei loro ribat.

889 d.C. - I Saraceni abbandonano Agropoli

In che anno i Saraceni abbandonarono Agropoli? Piero Cantalupo ed altri storici lo indicano nell'915 quando Papa Giovanni X, con le truppe alleate, distrusse il ribat sul Garigliano. Un'altra ipotesi, sempre in base alle nuove fonti storiche, ci rivela che i Saraceni di Agropoli, nei primi mesi dell'889, perso l'appoggio dell'esercito napoletano per la morte del Vescovo-Duca Atanasio II, loro fidato alleato e protettore, si trovarono da soli ad affrontare l'esercito Bizantino. Dopo mesi di assalti, battaglie e scaramucce portati, via mare e via terra, dai Bizantini, i Saraceni Agropolitani, oramai decimati, isolati e senza rifornimenti, alla fine dell'889 abbandonarono Agropoli e si rifugiarono nel ribat del Garigliano. I Saraceni Abbasidi, in pochi anni di insediamento, lasciarono ad Agropoli e dintorni, desolazione, disperazione, lutti e paure mai sopite. Una presenza così traumatizzante che ancora oggi, a distanza di 1200 anni, gli agropolesi vengono soprannominati “Saracini”. Dal ribat sul Garigliano continuarono le loro scorrerie per altri 16 anni. Finché nel 915 d.C. Papa Giovanni X riuscì a costituire una Santa Alleanza alla quale aderirono: Berengario I, Re d'Italia(888-924); il Patrizio Nicola Picingli, inviato dell'Imperatore di Bisanzio, Costantino VII; Alberigo, Marchese di Spoleto; i Principi Landolfo I e Atenolfo II, figli e successori di Atenolfo I di Benevento; Guaimario II, nuovo Principe di Salerno; Giovanni, Duca di Gaeta; Gregorio IV, Duca di Napoli. L'esercito Cristiano, con a capo Papa Giovanni X, al grido “Dio è con noi” sbaragliò e mise in fuga i Saraceni dal Garigliano. Finalmente "lo nero periglio che vien dal mare" era stato sconfitto e disperso nell'Italia Meridionale. Solo nel XIV secolo grazie ad una Crociata voluta da Papa Bonifacio VIII contro l'ultimo ribat in Sicilia, terminò la presenza Saracena in Italia.

Dopo l’abolizione del Califfato Ottomano nel 1924, “Califfato” è diventato sinonimo di Stato Islamico”. In questi ultimi decenni, incarnando nel modo più radicale il mito della costituzione di un Califfato Islamico, inteso come Stato e fondato su un’interpretazione rigorista della Legge Islamica, si sono formati dei nuovi gruppi di fondamentalisti mussulmani tra i quali: Talebani, studenti coranici che hanno governato l’Afghanistan alla fine del XX secolo; Al-Qaeda fondato da Osama bin Laden, ucciso il 2 maggio 2011 da un commando americano; ISIS, gruppo terroristico, con l'attuale leader Abu Bakr al-Baghdadi, autoproclamatosi Califfo Ibrahim. Organizzazioni terroristiche finanziate e sfruttate da alcuni Stati del Medio Oriente e dell'Occidente, con lo scopo di destabilizzare politicamente ed economicamente le aree mediorientali, africane ed asiatiche. Nella strategia del terrore, applicata da queste organizzazioni militari fondamentaliste, sono previsti anche attacchi terroristici condotti nei confronti di obiettivi occidentali. Tra i più recenti: Parigi, 7 gennaio 2015, ore 11:30, due individui mascherati e armati di kalashnikov entrano negli uffici del giornale satirico Charlie Hebdo, aprono il fuoco contro i giornalisti, gridando"Allāh Akbar"("Allah è il più grande"). Nell'attentato muoiono dodici persone ed undici rimangono ferite. Uscendo uccidono un poliziotto di religione musulmana. Parigi, 9 gennaio 2015: un complice dei due attentatori, si barrica in uno dei supermercati della catena Kosher Hypercacher a Porte de Vincennes, uccidendo quattro persone e prendendo alcuni ostaggi. Con la morte dei tre terroristici Islamici di Al-Qaeda e di una poliziotta, si contano 20 morti nelle strade di Parigi. In tutta Europa è allarme terrorismo islamico. Secondo la Nsa (National Security Agency), i terroristi islamici starebbero pianificando un attentato terroristico in Italia per colpire il luogo simbolo della cristianità in tutto il mondo: Città del Vaticano a Roma.

Mussulmani contro Cristiani e viceversa, un dualismo religioso che alimenta l'antico filo che unisce i Saraceni di Agropoli all'ISIS. Il dramma è che la “mano”, che ha armato e scatenato la Guerra Santa Islamica in questi 1200 anni, è la nostra, di noi occidentali. La sete del potere politico ed economico è la droga più potente e distruttiva con cui il genere umano, da sempre, si è dovuto confrontare. Intere generazioni di persone sono state condizionate dall'operato di individui che, per rincorrere il potere assoluto, hanno alimentato alleanze con i fondamentalisti islamici. Modificando, con l'uso della forza, assetti e strutture di intere Civiltà, senza valutare che allearsi con loro è sempre a tempo e, alla lunga, tragicamente controproducente. 

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