Gli Incontri

Gli incontri - Lucrezia Lerro, dal particolare all'universale

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Il grande Paolo VI soleva dire:  “Le sere di settembre sono fatte per la meditazione ”. Ed  è proprio in un tardo pomeriggio settembrino che incontro Lucrezia Lerro a Omignano Paese, in quello scorcio di Cilento libero dal caos estivo, dove il rumore di ogni parola è accompagnato dal dolce vento del Monte Stella che quasi spinge le foglie a cader giù per l’autunno incombente. Dottoressa Lerro - ma diamoci del tu- mi dice. 

Sei romanzi all’attivo, cinque editi da Bompiani e l’ultimo da Mondadori, quattro raccolte di poesie, autrice di teatro. Sono molti i premi vinti e i riconoscimenti avuti. Cosa vuol dire tutto ciò? Quando qualche anno fa, sei  partita da Omignano, credevi in tutto quello che è successo? Sinceramente no. Una strada lunga e tortuosa da percorrere era lì, davanti a me, la vedevo. Intuivo che mi avrebbe condotta in luoghi nuovi... a diciotto anni ero animata da una volontà di ferro che mi spingeva ad andare, a fare per tentare di sistemare il groviglio di dolore esistenziale che mi assillava, ma francamente avevo una gran paura di perdermi. Di essere travolta dalla mia inquietudine. Dalla ferocia delle città sconosciute. Sentivo però, già allora, la necessità forte di raccontare delle storie e ho iniziato a lavorarci... ho aperto le porte del mio mondo inquieto alla parola, alle letture, alle "esercitazioni" letterarie. Ho dato sempre credito alle parole, fin da giovanissima... Ho costruito un po' alla volta la mia identità. Ho cercato la mia voce. L'avvenire. Ho trovato l'antidoto al male leggendo soprattutto poesia. Il tuo romanzo ha un titolo forte e accattivante: “La Confraternita delle puttane” edito da Mondadori, ambientato negli anni ’80 in un piccolo paese del Sud Italia, di cosa parla? La confraternita è la storia  delle ragazze di Serdi, un  piccolo paese del Sud Italia che non esiste nemmeno sulle carte geografiche. Belle e brutte, altere o altezzose, tutte lottano per tentare di realizzare il proprio desiderio d'amore. La più bella è Lara che si ribella alla guerra femminile in atto. Lei tenta, più delle avversarie in amore, una vita nuova, un'altra vita all'insegna della consapevolezza. Comunque affido al lettore il compito di scoprire sulle pagine cosa accade alle ragazze di Serdi, cosa ne sarà delle loro vite. Qualche maligno vuol vedere per forza il tuo paese d’origine con Serdi il paese del romanzo? Uno scrittore trasferisce, suo malgrado, sulla pagina il proprio mondo, le sue esperienze, e tante altre cose. Quanto di vero e falso c'è in un romanzo può stabilirlo autonomamente un bravo lettore. Per quanto mi riguarda racconto un paese di un qualsiasi Sud del mondo. Racconto un microcosmo di pettegolezzi, ombre, pregiudizi, desideri, di irrazionalità che non trovano il modo di essere indirizzate. Ripeto, il bravo lettore sa e non giudica. Detesto la curiosità morbosa dei non lettori. Veniamo alla tua raccolta di poesie: “Il corollario della felicità”,prima di tutto che cos’è la felicità?Nelle tue poesie ci sono temi neorealistici come l’emigrazione .Come ti senti lontana dal tuo luogo natio? Balzac scriveva: “La felicità uccide i poeti”, sarà vero? Per me essere felici vuol dire prima di tutto capire e non giudicare mai. Vuol dire autocritica e pensiero. La questione felicità è una faccenda complicata da sbrogliare...
Mi sento a mio agio ovunque, nel mondo, ho imparato a dominarmi per sopportarmi. 
Quali sono gli elementi dominanti che emergono dai tuoi personaggi?Ma soprattutto quanto c’è dei tuoi studi psicologici nella scrittrice? Consapevolmente non saprei. La scrittura è prima di tutto scavo, è discorso che si svolge nel pensiero, quindi è sempre psicologica da questo punto di vista. E poi è devozione, rabbia, amore... l’amore che lenisce il grido notturno e solitario di chiunque. A proposito d'amore, credo che sia un analgesico naturale potentissimo in grado di curare tutti i mali della vita. Cerco di ricordarmelo sempre. 
Da cosa trai ispirazione: la natura, gli eventi, il passato? Osservo ciò che mi circonda.  Ascolto i dialoghi delle persone, per strada, al bar, al ristorante. Nella Commedia umana c’è tanta materia su cui lavorare. L’incontro che ti ha cambiato la vita? Più che un incontro, i libri letti mi hanno cambiato la vita. Uno per tutti La terra desolata di Eliot. Con la tua presenza hai arricchito il festival : “Segreti d’autore” evento culturale giunto alla quarta edizione. Cosa pensi dell’iniziativa di Ruggero Cappuccio? Segreti d’autore e' una rivoluzione per una terra bella e impietosa poco abituata ad autentiche "carezze"  culturali. Il Cilento, in questi ultimi quattro anni, e' stato fortunato, perché ricevere tanta attenzione da uno scrittore purosangue come Ruggero Cappuccio che continua col suo indispensabile contributo a sottolineare la bellezza, anche la più sommersa dei nostri luoghi, e' un puro privilegio. 

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