Cultura

Cilento, è Natale: si accendono i falò

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Gli auguri di Buone Feste di infocilento

Il Natale rappresenta il culmine delle solennità cristiane, secondo solo alla Pasqua. Questa gerarchia - dettata dal calendario liturgico - però, si affievolisce sotto l'aspetto popolare, essendo la “Natività di Gesù”, momento molto sentito nella maggior parte della terra.

Nel Cilento si manifesta sotto l'aspetto cristiano e devozionale, in modo assai suggestivo, con le sue tradizioni e le sue usanze. Tuttavia, ad oggi, come accade anche altrove, l'aspetto più puramente religioso, ha sconfinato in alcune sfaccettature laiche, esprimendosi con lo scambio dei doni e accompagnato dalla figura di Babbo Natale. Rimane inalterata, invece, la consuetudine di consacrare il Natale alla famiglia, essendo questo momento vissuto sopratutto entro la propria realtà parentale. Aspetti nuovi, talvolta variati, o del tutto estranei ai canoni classici, hanno di certo “modificato” l'essenza originale della festa ma non hanno soffocato usi e tradizioni sorti nel passato e che ancora oggi rivivono, special modo nei piccoli paesi.

L'accensione dei falò segna l'esordio dell'arrivo del Natale ed illumina le piazze di diversi paesi all'imbrunire del giorno di vigilia:

La tradizione vuole che il falò venga acceso per riscaldare Gesù Bambino durante la gelida notte di Natale, costituendo al contempo un punto di aggregazione per tutto il paese”.

È così che ogni anno si ravviva la magia del Natale.

Ogni paese conserva la sua usanza per la realizzazione del falò. Elementi comuni si riscontrano sotto alcuni aspetti: è il caso, ad esempio, del luogo designato per la sua ubicazione. La consuetudine più diffusa è quella di accendere il fuoco nella piazza principale del paese o nello spiazzo antistante la Chiesa Parrocchiale. Altro elemento comune, almeno in tempi passati, è stata l'usanza di raccogliere la legna rendendo partecipe tutta la comunità. Talvolta, la legna necessaria viene donata spontaneamente dai cittadini.

Singolare e ben argomentato è il caso di Piaggine. Nel paese, posto alle pendici del Cervati, già da ottobre si dispone l'accumulo della legna. Ogni quartiere si movimenta per la buona riuscita dell'evento; così, nel giorno di vigilia, le “fòcare” sono pronte ad ardere ed illuminare la “Notte Santa”. I rioni 'a tempa, 'i coste, 'i monaci e 'a chiazza mostrano, orgogliosamente, il loro lavoro. Man mano che le natte raggiunge il suo punto profondo, gli abitanti del posto si concentrano accanto ai falò, divenendo l'occasione, momento conviviale.

Interessanti e variegate, sono le diversità lessicali con cui ogni paese identifica il suo falò. Nascono, dunque, non solo “fòcare” ma anche “càrcare”, "fanoje", “cippari”, “fucuni”, ecc..

La tradizione dei falò appartiene alle usanze di diversi paesi orbitanti in ogni angolo del territorio come Eredita (Ogliastro C.), Galdo (Pollica), Moio della Civitella, Roscigno, Piaggine e Sacco.

In occasione del Natale, un profondo legame delle genti cilentane alle proprie origini, si fonde con i luoghi, generando la consapevolezza di tramandare le proprie tradizioni alle generazioni future ed insegnando loro il rispetto per la propria identità culturale e sociale.

Con queste ultime considerazioni, ringrazio i lettori - sempre più numerosi - che seguono questa testata: a nome mio e dell'intera redazione con i suoi cronisti, auguro a tutti un felice e sereno Natale...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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