Cultura

Casal Velino: il culto di S.Biagio nella tradizione religiosa popolare

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Il culto di San Biagio, la cui solenne festività religiosa ricorre il 3 febbraio, è diffuso in diversi paesi del Cilento, in particolare a Casal Velino, dove nella Chiesa parrocchiale dell’Assunta - precisamente nella cappella della seconda navata - è presente la statua lignea, dorata ed argentata, a mezzo busto del Santo, patrono e protettore del paese.

“La cappella di San Biagio, che è come il santuario della Parrocchiale di Casalvelino, si apre sulla navata sinistra, al terzo posto entrando”: scrive don Fausto Mezza, abate di Cava, nella sua descrizione della festa di San Biagio a Casal Velino.

E continua, soffermandosi sulla raffigurazione scultorea del Santo e sui riti religiosi praticati in paese: “Il venerato simulacro del Santo Patrono è a mezzo busto, scolpito in legno e rivestito, tranne il volto e le mani, di argento cesellato con dorature a fuoco. Assai commovente è l’annuale rito, che ha luogo ai primi Vespri del Santo, la sera del 2 febbraio: mentre il predicatore dal pulpito invita il Santo protettore a voler scendere in mezzo ai suoi devoti, i sacri ministri, già parati pei Vespri, si recano alla cappella del Martire, e dopo aver incensato l’argenteo busto, lo portano processionalmente all’altare maggiore, facendosi largo a stento tra la fitta calca del popolo che, levando le braccia verso il suo prodigioso Patrono, non si stanca di gridare tra le lacrime: Grazia, San Biagio, grazia!”.

La descrizione dell’abate si conclude con un esplicito riferimento alla fede autentica del popolo casalvelinese: “E grazie innumerevoli sparge a piene mani l’amabilissimo Santo ai suoi fedeli di Casalvelino, come se ne riscontra memoria a testimonianza in ogni famiglia. Ma la grazia più insigne che San Biagio ha elargito a questo popolo è lo spirito di fede e di vera religiosità che lo anima e che ne ha formato sempre il carattere e la personalità”.

La forte religiosità dei “casalicchiari” trova conferma nelle parole di Scorrano, che nel “frevaro” del 1993 scrive nel Calendario Celendano: “Li casalicchiari tèneno tando na revozione a stò Sando ca quanno so li 3 re frevaro ca se face la festa, li casalicchiari ca se trovano sparsi ppe tutta l’Italia fanno fuoco e fortuna ppe se truvà lu juorno re la festa. Vèneno gende ra tutti li paisi vicini, la sera re la vigilia se vasa la reliquia”.

Il culto di San Biagio rivive anche in alcuni proverbi e consuetudini popolari. Nel giorno della festa del Santo, ad esempio, ricorre l’obbligo di preparare le polpette, in ottemperanza al detto: “Quann’è San Biasi se gratta lo ccaso, chi nne tene nne gratta e chi no se l’accatta”. Un altro proverbio recita invece: ”Quann’è San Biagio, l’ammenna trase”, poiché con l’allungarsi delle ore diurne il contadino, potendo dedicare più tempo al lavoro dei campi, avverte l’esigenza di consumare una merenda tra i pasti principali.

Breve storia del Santo.

Martire cristiano del IV secolo, San Biagio era un medico armeno divenuto vescovo di Sebaste, città dell’Asia Minore, dove morì in seguito alle numerose torture inflittegli per ordine dell’imperatore Licino. Il Santo è patrono di Maratea (PZ), che ne conserva le reliquie, giunte in città dall’Oriente nel 732, quando la nave che le trasportava, sorpresa da una tempesta, si arenò al largo dell’isolotto di S. Janni. San Biagio è invocato per qualsiasi malattia legata alla gola, poiché nella memoria religiosa e popolare è ricordato il suo miracolo della spina, ossia il prodigio da lui operato della guarigione di un ragazzo a cui era rimasta una lisca di pesce nella gola. Pertanto, nel giorno della solenne festività del Santo, che ricorre il 3 febbraio, i fedeli osservano l’usanza di recarsi in Chiesa per farsi ungere la gola con l’olio benedetto.  

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