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Agropoli, l'appello: Padre Giacomo torni nella sua casa

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Agropoli. Padre Giacomo Selvi torni nella sua casa, nella chiesa del Sacro Cuore, da lui voluta ed edificata. L'appello che da anni stanno rivolgendo i fedeli della locale comunità religiosa ora è stato accolto anche dall'associazione Camelot, molto critica con la diocesi, accusata non molto velatamente di "vallocentrismo"

"C'è una costante che accomuna 3 Vescovi e 5 Postulatori: il non essere riusciti a sovvertire le sorti del Servo di Dio Padre Giacomo Selvi da Agropoli", dice il presidente dell'associazione, Giovanni Basile. "Forse - aggiunge - il problema è proprio lì. Quell'Agropoli. Mi domando se fosse stato lo stesso qualora Padre Giacomo avesse servito messa non al Sacro Cuore, ma a San Pantaleone!"

Quindi, rivolgendosi al vescovo mons. Ciro Miniero scrive: "La comunità agropolese, i cittadini agropolesi, quello che hanno lo stanno perdendo, pezzo dopo pezzo e quello che dovrebbero avere diviene lento ed impossibile. Eminenza Reverendissima, come Lei sa, il nostro Padre Giacomo è asceso al Cielo il 27 settembre 1987. Da quel giorno è andato via dalla sua casa, dai suoi cari e le Sue spoglie mortali riposano nel cimitero di Agropoli. Padre Giacomo Selvi riposa lontano dalla famiglia naturale e dalla famiglia di persone che erano legate a lui non per vincoli di sangue, ma per vincolo d'amore. Infatti i familiari di Padre Giacomo Selvi, amareggiati come tutti noi, stanno decidendo di portare i suoi resti mortali in quel di Verona al fine di poterlo avere vicino. Tutti i passi che le associazioni dovevano compiere e tutte le autorizzazioni sono state rilasciate. Manca solo un Suo placet. Non un atto dovuto, ma un gesto di affetto e carità cristiana prima verso l'immenso Padre Giacomo e poi verso una città. Non entro nel merito della causa di Beatificazione, mai avviata. Purtroppo, però, la storia del Nostro Padre Giacomo, stranamente, è costellata da molti rallentamenti che spesse volte giungono dalla Curia Diocesiana Vallese".

"Un consiglio comunale - dice ancora Basile - dichiarò la volontà di intitolare l' ex ospedale civile di Agropoli (perso in favore di Vallo) a Padre Giacomo Selvi. La curia vescovile di allora non diede autorizzazioni e si dimostrò sorda. L'ospedale civile di Agropoli è stato chiuso nel 2012, 25 anni dopo la morte di Padre Giacomo ed 8 anni dalla sua inaugurazione senza essere a lui intitolato. Oggi, a distanza di quasi 30 anni dalla scomparsa di Padre Giacomo rimane solo la testimonianza del bene da lui fatto, nella chiesa e nell'oratorio da lui voluti e costruiti e che oggi sono luoghi, che pulsano di attività a fin di bene portata avanti da persone speciali. Mi chiedo solo il perché. Forse sono l'ultima persona a poter prendere una posizione, ma da credente spesse volte ho difficoltà a spiegare (e comprendere io per primo) che dietro a tali dinamiche non ci sia un disegno UMANO. Un potere forte che blocca delle scelte". La sensazione è che noi agropolesi, anche per la Curia Diocesiana, siamo cittadini di seconda fascia. La politica ci ha insegnato che (chiudendo l'ospedale) le nostre vite valgono meno di altre di “conterranei a noi vicini”, non vorrei che ciò accada anche per le nostre anime. Chiedo, anzi supplico, che sia posto fine all'"esilio" delle spoglie mortali di un uomo che ha servito Nostro Signore con umiltà e fedeltà. Padre Giacomo Selvi è un figlio di Agropoli, un esempio per tutti. Una fortuna che è capitata a noi ed un privilegio per chi lo ha conosciuto. Ciò che chiedo avviene ed è avvenuto per altri casi in altre curie anche per persone laiche. (Catanzaro, Macerata)".

"Tutto ciò anche perché più passa il tempo e più vengono a mancare le persone che hanno sin da subito fatto questa richiesta ed avrebbero una gioia immensa nel vederlo ritornare a casa. Il tempo - conclude Basile - può passare ma il ricordo dell'amato Padre Giacomo Selvi da Agropoli non cadrà nell'oblio".

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