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A Novi Velia è tempo di Festival degli antichi suoni

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Un classico per i cultori della musica popolare

Ormai manca poco. Nel prossimo week-end scatterà la XVI edizione del Festival degli antichi suoni. Una rassegna di musica popolare divenuta, nel tempo, internazionale che trae origine dai rituali pellegrinaggi sul monte “Gelbison” (Monte dell’Idolo) del passato che, ancora oggi, continuano ad essere culto e dalle lontane tradizioni di origine greca dalla vicina colonia focea di Elea Velia. La cornice di questo appuntamento imperdibile è Novi Velia. 

Un caratteristico borgo medievale, ai piedi del Monte Gelbison, nel cuore del Parco del Cilento, Vallo di Diano e degli Alburni, che con i suoi stretti vicoletti, i portoni secolari, le chiese antiche e i suoi panorami mozzafiato ben si offre ad ospitare un evento culturale di rievocazioni storiche e tradizioni millenarie. Il Festival, entrato di diritto nella neo Rete Mediterranea dell’Oralità Popolare, rappresenta una rievocazione di immagini, suoni, balli e rappresentazioni culturali, musicali e non, inscenate con l’ausilio di strumenti come organetti, fisarmoniche, chitarre battenti, tammorre, pifferi di canna, zampogne che ben si coadiuvano con altri strumenti nazionali ed internazionali al fine di promuovere e tramandare queste antiche tradizioni sonore e celebrazioni antiche del Mediterraneo. Dal 2007 l’Unesco ha riconosciuto l’importanza di salvaguardare e trasmettere l’enorme Patrimonio immateriale che ogni territorio ha costruito nei secoli rivendicando le diverse identità culturali miscelate nel tempo con le varie espressioni culturali locali. Questo progetto internazionale si fonda sulla formazione dei giovani definiti “portatori di parole”, dediti ad interpretare e, conseguentemente, a diffondere i vari linguaggi di comunicazione verbale, non verbale e musicale. I destinatari sono i popoli, gli artisti, i cantanti che incarnano delle vere e proprie “biblioteche viventi”. Le culture, le tradizioni, i paesaggi che caratterizzano il Festival del antichi suoni rientrano nella lista del Patrimonio Culturale dell’Umanità (World Heritage dell’UNESCO). Ciò a testimonianza della conservazione delle varie culture che si intrecciano generando uno ricco scenario caratterizzato dalla forte valenza culturale, artistica, storica e paesaggistica. L’incontro fra popoli provenienti dal mare e culture tipiche del paesaggio montano sono evidenti nella strutturazione urbanistica dei paesi, nelle antiche tradizioni e nella natura. Il Festival degli antichi suoni è una sintesi perfetta di tutto questo. Un vero e proprio contenitore conservativo della memoria, del folclore, che culmina con le tre serate di fine agosto. Il prossimo week-end è la fase più celebrata dell’evento festival perché in realtà, nell’ottica della destagionalizzazione dei flussi turistici, le attività correlate che si svilupperanno nell’arco di tutto l’anno solare sono diverse. Rispetto alle edizioni precedenti, il Festival, si avvarrà della collaborazione internazionale della Regione Campania con il “Progetto Paese” che ha permesso di ottenere per ogni anno un paese della sponda sud del mediterraneo come paese ospite. Inoltre si è infittita la collaborazione con la Rete Mediterranea dell’Oralità Popolare che lo scorso anno è stata presente in Marocco, all’interno del Festival Amazigh Esprit de Fès, Musica sacra del Mondo, e in collaborazione con l’associazione Herimed, il CULTNAT (Ministero della Cultura dell’Egitto) e l’associazione Fawanys (Egitto) ha organizzato un evento internazionale in Egitto sul tema dell’oralità popolare. Nell’ambito di tali scambi è emersa la volontà di partecipazione in Italia ad eventi ed iniziative coerenti con le finalità della Rete. Altra attività interessante non nuova ma poco pubblicizzata è “A tavola con le zampogne dei pastori”. Micro evento organizzato durante le festività natalizie. L’iniziativa, sperimentata in occasione della Giornata Nazionale della Rete Italiana dell’Oralità Popolare, si sviluppa dallo spontaneismo degli anni precedenti ad una manifestazione che affonda le radici nella cultura popolare del Natale enogastronomico e musicale del mediterraneo, fondendo sapori e saperi che si tramandano da generazione e generazioni intorno ai camini delle locande, trattorie e famiglie di Novi Velia tra racconti storie e leggende del nostro splendido sud Italia. “Viento ‘ca sona”, una serie di seminari ed incontri internazionali di che si attueranno nella prima settimana di primavera, è un’occasione per esternare e sviluppare le raccolte, gli studi e le ricerche utilizzando gli spazi messi a disposizione dal Comune di Novi Velia con eventi programmati con le Università, le Scuole Superiori di tutta Italia e le iniziative della Rete del Mediterraneo dell’Oralità Popolare. Fitto sarà anche il programma delle serate del prossimo week-end. Si aprirà venerdì con la classica sfilata del corteo storico della “centa” della Madonna del Monte di Novi Velia per proseguire con l’esibizione del gruppo cilentano “Kiepò”. A seguire sarà la volta dei “Lisarusa” un gruppo di artisti calabresi. Il sabato, la notte bianca del festival, si esibiranno diversi gruppi locali come i “Taranta Nobes” e Mimmo Cavallaro, Cosimo Papandrea (TaranProject). In chiusura domenica, il fiore all’occhiello di questa XVI edizione del Festival. Alle 24, dopo la rassegna di gruppi locali, come i “Ritt’Antico”, si esibirà in un concertone l’orchestra popolare “Notte della Taranta” di Melpignano. Saranno allestiti stands enogastronomici e i servizi navetta dai punti di accesso principali di Novi Velia. L’aria è frizzante. I preparativi impazzano. La musica inizia a scorrere nelle vene. Buon Festival degli Antichi Suoni.

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