Cultura

È Natale, come lo è stato in passato e lo sarà in futuro

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Le ampie vedute che si scorgono affacciandosi da qualunque angolo del Sud, sono l'orgoglio di questa magica terra. Ogni singolo istante che lo sguardo ammira è un attimo da immortalare, da fissare nella mente. Già sul finire dell'800 intere famiglie - non senza troppi rimpianti - lasciano la propria terra rincorrendo la speranza; quella speranza che si poteva ottenere, trasformandosi in uno “stile di vita migliore”, solo rinunciando alle proprie origini: arriva l'emigrazione.

Dapprima verso i paesi del Sud America, special modo in Brasile (ma anche in Argentina e Uruguay), poi verso la parte Nord del continente: Stati Uniti e Canada. Il flusso migratorio verso i paesi oltre oceano si rafforza notevolmente fino ai primi lustri del 900; conseguenza ne fu un primo massiccio spopolamento dei paesi che spesso si tradusse in un vero e proprio “dissanguamento” soprattutto in quei centri ove la popolazione era già irrisoria di suo, martirizzata dalle anguste posizioni, dall'isolamento. Il primo conflitto mondiale aggrava la già triste situazione e, a fronte di un timido tentativo di ripresa - inquadrato in poco più di un quarto di secolo, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale - si contrappone una sempre crescente - seppur sofferta - consapevolezza di dover abbandonare la propria terra per cercare condizioni di vita migliori. Continuano così, “i viaggi della speranza”, ora misti: una parte affolla ancora le navi dirette verso le Americhe o l'Australia, un'altra parte, invece, punta all'Europa: i primi spostamenti si hanno verso la Germania e la Svizzera. Con il secondo conflitto mondiale, il fenomeno si attenua: la ricostruzione è vista non tanto come una rinascita, bensì come un riscatto, e nonostante stenti e sostenuti sacrifici, in molti decidono di restare. I paesi sembrano avere una sorta di “seconda possibilità”: è il momento di rimboccarsi le maniche per migliorare la situazione. La popolazione aumenta. L'attività prevalente rimane legata ai lavori contadini. Ma i frutti di quella terra, con profonda dedizione “curata”, non riescono a sfamare. Così, si ripresenta l'unica via possibile: l'emigrazione, questa volta orientata verso paesi europei o la parte industrializzata della Nazione. Sono prese di mira le città del Nord Italia, ove si respira un clima economico decisamente più favorevole rispetto al Meridione. Persa la seconda opportunità, non resta che stringersi intorno al volere del destino.

In questo contesto, “freneticamente instabile”, immutate rimangono le tradizioni legate alle ricorrenze religiose. Con immensa devozione si accompagnava la festività, colmando in un solo giorno sacrifici e dolori che permanevano durante il resto dell'anno. L'emigrante, prima di lasciare la propria terra, portava con se l'immagine del Santo Patrono o della Madonna, e lasciava scivolare lo sguardo su quelle terre che man mano scomparivano e che probabilmente non avrebbe più rivisto.

Complice la mutevolezza di usi e costumi, che non riescono a mantenere il passo con il veloce evolversi della società, le tradizioni stanno scomparendo in modo drastico e irreversibile: ma il Natale arriva ugualmente e si attende la nascita di Gesù. Lo spettacolo delle piccole “grotte” allestite nei presepi delle parrocchie, riesce ancora ad arginare una imminente scomparsa dei sani valori, riportando l'animo ai suoi doveri morali.

Eh si! E' Natale anche quest'anno, come lo è stato in passato e lo sarà per sempre.

Tanti campanili, però, ormai rintoccano solo l'ora, per il resto, invece, martellano sempre meno. Prima o poi quella campana non suonerà più e ci accorgeremo di aver spezzato ogni legame con il nostro passato...

Auguri di Buon Natale

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